«The resident», la cattiveria in corsia
mercoledì 7 marzo 2018
C'eravamo abituati male. I medical drama nostrani (le fiction sugli ospedali, per intenderci) cominciavano a mostrarci una sanità a misura di uomo o quasi, comunque con più attenzione al malato che al medico. The resident, la nuova serie in onda il lunedì alle 22.00 su Fox Life (canale 114 di Sky), ci riporta di brutto dall'altra parte della barricata, ma non solo: questa volta i dottori sono anche cattivi. La vicenda ruota intorno a un grande ospedale, il Chastain Park Memorial Hospital, e alle sue corsie affollate da personale sanitario, pazienti e varia umanità. Protagonisti sono tre medici in diverse fasi della loro carriera oltre a una giovane e determinata infermiera. Il dottor Devon Pravesh (Manish Dayal) è un neolaureato che vede infrangere i suoi sogni di giovane idealista nell'incontro con l'arrogante resident (medico tirocinante) Conrad Hawkins (Matt Czuchry). Devon scopre rapidamente che la realtà della professione non è quella immaginata e nemmeno la migliore scuola medica avrebbe potuto prepararlo a quello che lo aspetta. Nell'ospedale lavora anche l'anziano dottor Randolph Bell (Bruce Greenwood), la star del reparto di chirurgia che però comincia a perdere colpi in sala operatoria e insabbia i suoi errori costringendo i colleghi più giovani a coprirlo. L'orgoglio è più importante della vita di un paziente. La sequenza iniziale, che non lesina schizzi di sangue un po' splatter, lo dice chiaramente: il dottor Bell, durante una banale operazione d'appendicite, recide per errore un'arteria allo sventurato paziente che nel giro di pochi secondi muore dissanguato. I presenti in sala operatoria, sotto il ricatto del primario, si mettono d'accordo che la morte è dovuta a infarto in quanto il degente è familiarmente predisposto a problemi cardiovascolari. I medici del Chastain vivono dunque sul labile confine fra bene e male. Spesso scelgono il male. Anche le storie private o vengono vissute in ospedale o messe da parte in favore della rappresentazione della brutalità medica e delle sue conseguenze. Gli autori dicono di essersi ispirati a casi veri. Di certo c'è una critica all'era trumpiana e a un sistema sanitario che in America ha sempre fatto discutere. Uno dei protagonisti ricorda che negli Stati Uniti gli errori medici sono la terza causa di morte dopo il cancro e le patologie cardiache.
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