
Rai 1 a tutta fiction: Mina Settembre la domenica, Il Conte di Montecristo il lunedì, Blackout - Vite sospese il martedì, Un passo dal cielo il giovedì. Per quest’ultima siamo addirittura all’ottava stagione, mentre Mina Settembre ne conta tre e Blackout due. Tutte con ascolti ragguardevoli, fino a cinque milioni di telespettatori, a conferma di quanto il pubblico della tv generalista gradisca le storie romanzate e di quanto per la rete ammiraglia Rai sia la scelta giusta. Delle quattro fiction, tre sono un prodotto nostrano, mentre una, Il Conte di Montecristo, è una coproduzione internazionale con un respiro che potremmo definire cinematografico e un grande cast. Diretta da Bille August, sceneggiata da Greg Latter e Sandro Petraglia, la serie è interpretata da Sam Claflin (Edmond Dantès), Jeremy Irons (l’Abate Faria), Ana Girardot (Mercedes) e, tra gli altri, dai nostri Lino Guanciale (Vampa) e Michele Riondino (Jacopo). La vicenda, tratta dal romanzo di Alexandre Dumas ambientato tra Francia e Italia nella prima metà dell’Ottocento, è nota. Ricordiamo solo il binomio che la muove: amore e vendetta. L’amore per Mercedes, simboleggiato dall’orologio ricevuto in dono dalla ragazza nel giorno del loro fidanzamento, tiene in vita per dieci anni Edmond Dantès, rinchiuso ingiustamente nelle segrete del Castello d’If al largo di Marsiglia. Dopo di che, una volta incontrato in modo provvidenziale il vicino di cella, l’Abate Faria, e prospettata la fuga, all’amore si aggiunge per altri cinque anni il desiderio di vendetta nei confronti di coloro che hanno tramato per farlo arrestare accusandolo di essere un cospiratore bonapartista per trarne ognuno un vantaggio per sé. Vendetta che poi Dantès, anche come forma di ripristino della giustizia, attuerà una volta arricchitosi con il tesoro trovato, grazie all’Abate Faria, sull’isola di Montecristo, sulla quale, per la cronaca, sembra che Dumas nemmeno abbia messo piede. Ma è la forza della fantasia, necessaria per una storia così avvincente, che anche in quest’ultima versione televisiva parte con i toni della favola per passare ben presto a quelli della tragedia, lasciando comunque un barlume di speranza nell’umanità e la fiducia nel potere salvifico dell’amore. Prima di questa non sono mancate altre versioni cinematografiche e televisive (persino parodie) ispirate al romanzo di Dumas, ma di certo, ai meno giovani, non può che tornare alla mente Il Conte di Montecristo del 1966, sull’allora Programma Nazionale, diretto da Edmo Fenoglio con un giovanissimo Andrea Giordana. E il fatto che oggi sia a disposizione su RaiPlay offre l’occasione, non tanto per un confronto improponibile, quanto per capire com’è cambiata la televisione in questi sessant’anni. Tra l’altro, a livello di pura curiosità, merita rivedere come venivano riassunte dall’annunciatrice le puntate precedenti.
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