Storia di un disabile tra realismo e sorrisi
martedì 6 agosto 2019
Con l'episodio numero 22 della terza stagione si è conclusa venerdì su Fox (canale 112 di Sky) la serie statunitense Speechless. Peccato! Non era male. Le repliche sono comunque in corso. La parola fine è arrivata dopo una sessantina di episodi (alcuni dei quali sono andati in chiaro anche su Tv2000) che hanno raccontato le vicende di una famiglia un po' fuori dagli schemi, i DiMeo: padre, madre e tre figli di cui il maggiore affetto da paralisi cerebrale infantile che comunica tramite un puntatore laser per indicare parole, lettere e numeri su una tastiera fissata alla sua carrozzina mentre gli altri leggono ad alta voce quello che scrive. Lui si chiama Jimmy Junior, “JJ”, è interpretato da un attore realmente disabile (Micah Fowler), e dimostra in ogni circostanza ingegno e senso dell'umorismo. L'ultimo episodio, dal titolo “Non è realistico”, ha rappresentato il coronamento di un sogno, soprattutto quello della madre di JJ, Maya (Minnie Driver). Il ragazzo viene ammesso al college. Alla faccia di tutti quelli che negli anni avevano invitato Maya ad essere realista. Alla fine, madre e figlio smentiscono tutti. E il ragazzo, nel suo discorso per l'ingresso al college, letto a turno dai familiari, riconosce di avere imparato la lezione dalla madre invitando tutti a non essere realisti: «Potete non esserlo». Il genere è quello della sitcom, quindi comico, con qualche situazione anche demenziale, come vuole la tradizione. Ma a differenza di altre serie del genere, Speechless (che significa muto) non perde mai il legame con la realtà e l'attualità, trattando con ironica leggerezza, con il sorriso e senza pietismi, il tema della disabilità e dei problemi che ogni giorno affronta chi è costretto a muoversi su una sedia a rotelle o non è ritenuto dagli altri al loro pari, capace cioè di fare, sia pure con qualche lentezza, le stesse cose. Speechless, con il buon umore, dimostra il contrario. Non siamo di fronte a un capolavoro, per carità. Ma di sicuro la serie appena conclusa rappresenta un modo garbato e divertente di sdrammatizzare le situazioni senza per questo banalizzare il problema. E dove non riesce a suggerire le soluzioni, indica almeno il modo per renderlo più leggero.
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