Spesa alimentare in ripresa, produttori cauti
domenica 25 gennaio 2015
I consumi alimentari degli italiani si muovono, seppur lievemente, verso l'alto. Poca cosa - l'Ismea parla di mezzo punto percentuale -, che però è il segno che qualcosa in termini di congiuntura potrebbe essere cambiato. Una situazione ovviamente tutta da consolidare e da verificare nel 2015, che comunque fa sorridere i produttori agricoli e la trasformazione alimentare.Alla base della crescita, il calo del prezzo del petrolio e un tasso di inflazione ai minimi storici che, stando ai dati del Panel famiglie Ismea Gfk/Eurisko relativi ai primi 11 mesi dello scorso anno, hanno spinto del +0,5% la spesa per alimenti e bevande. Ismea ovviamente precisa subito: occorrerebbe molto di più per recuperare il -3,1% del 2013. La crescita registrata quindi, «prelude, se non a un rilancio dei consumi, quanto meno ad uno stop del trend flessivo che ha caratterizzato il periodo recente».I mercati alimentari si trovano quindi in mezzo al guado. Il potere d'acquisto delle famiglie (in crescita dell'1,9% nel terzo trimestre dell'anno) ha trovato, come spiegano gli osservatori del mercato, «giovamento dall'inflazione vicina allo zero, dal calo del prezzo della benzina e da una politica di bilancio pubblico, dopo anni di austerity, un po' meno restrittiva; ma l'elevata disoccupazione e la frenata degli investimenti lasciano ancora dubbi su un auspicabile consolidamento» di questa tendenza.Guardando dentro al commercio agroalimentare ci sono naturalmente situazioni molto diversificate. Aumenta in particolare, per esempio, la spesa dei derivati dei cereali (+5,6%), trainati prevalentemente dalla biscotteria (+6%). Si conferma la buona performance dei dolciumi (+4% in valore) e degli oli e grassi vegetali (+6,1%), con gli oli di oliva extravergine che spuntano un +3,3%. Le carni fresche, invece, crescono solo dello 0,7% (in valore), ma mentre quelle bovine beneficiano di aumenti di spesa, quelle suine subiscono un tracollo del 6%. Riguardo poi all'ortofrutta, secondo il panel famiglie Ismea-Gfk/Eurisko, gli italiani hanno risparmiato negli acquisti di frutta e verdura fresche il 2,4% sul 2013, aumentando invece del 3,6% la somma destinata alla frutta trasformata.I produttori sono quindi con il fiato sospeso di fronte ad un possibile cambiamento di rotta dei consumi alimentari interni. Strada che, fra l'altro, potrebbe beneficiare anche di una buona notizia diffusa dal ministro dell'Agricoltura. «L'agricoltura italiana - ha spiegato qualche giorno fa Maurizio Martina commentando i dati Istat sulla distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti e dei fitosanitari - fa sempre meno ricorso ai fertilizzanti e si propone sempre di più come un modello sostenibile di fare produzione alimentare».
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