Si discute di migranti e profughi: prima rileggiamo le loro storie
mercoledì 2 settembre 2015
I dati che raccolgo quotidianamente monitorando i siti e blog che raccontano la vita della Chiesa non mentono: l'opinione pubblica ecclesiale condivide a tal punto la montante preoccupazione intorno al problema degli immigrati e dei profughi da far risultare questo argomento ai primi posti nelle scelte dei “gestori di contenuti”. Confermo che, negli ultimi giorni, la percentuale si aggira sul 20%.Il ruolo di papa Francesco è significativo: anche durante l'Angelus di domenica non sono mancate parole forti, e su quelle tanti hanno fatto i titoli. Ma non siamo più ai tempi della sua visita a Lampedusa dell'estate 2013, quando gli si poté attribuire il merito di aver attratto sul dramma dei morti annegati traversando il Mediterraneo uno sguardo più consapevole e meno distratto. Oggi la sua voce è accompagnata da un coro: sempre limitandomi al passato prossimo, mi sono annotato, a diverso titolo: il cardinal Parolin, monsignor Nosiglia, i vescovi spagnoli, il cardinal Schönborn. E naturalmente non mancano, nel coro, le voci dissonanti, in tema di accoglienza; spesso pronte a strumentalizzare antiche e famose parole del cardinal Biffi, recentemente scomparso.Poi ci sono le storie. Bellissime e ricche di spunti di riflessione quelle che Nello Scavo sta raccontando qui su “Avvenire” dai Balcani. Ma per rimanere fedele al proposito della rubrica, che guarda soprattutto a quanto viene scritto solo nel mondo digitale, rimando a questa pagina dell'agenzia Misna. Sotto il titolo «Sogni migranti sepolti nella sabbia» vi si narra di Idrissa e di quanto può accadere prima che i migranti e profughi africani raggiungano le coste del Mediterraneo. Di come cioè la morte, o comunque il fallimento, tendano a questi poveri un continuo agguato. Non che non lo sapessimo: ma leggerlo di nuovo dà forza – spero – al samaritano che, per quanto piccolo, ognuno di noi ospita nel suo cuore.
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