Selfie e liturgia: riflessioni, sorrisi e un'esplosione di gioia
domenica 10 luglio 2016
In qualità di immigrato digitale mi rendo conto che vi sono alcuni aspetti di tale cultura ai quali sono rimasto pressoché impermeabile. Uno di questi è il selfie: non mi viene in mente di farlo, non lo so fare, se per caso lo faccio e lo condivido dimentico di usare Whatsapp e mi indebito con il mio gestore telefonico. Ho letto perciò con curiosità un post di don Alessandro Palermo, sul suo blog di pastorale digitale ( tinyurl.com/gv83qvx ), dove spiega, con argomenti forti, perché durante le liturgie non è proprio il caso di scattare e condividere dei selfie: «L'azione umana esige una completa connessione con l'azione di Dio», e non altro.Mi pare che non faccia una piega. Il fatto è che a me non sarebbe neppure venuto in mente. Foto, sì: quando la liturgia mette in primo piano una persona cara, o se vi accade qualcosa di “notiziabile”. Ma autoscatti, proprio no. L'idea che la Chiesa istituzionalizzi, un domani, questa pratica mi fa solo sorridere: l'immagine dell'assoluzione, nel Rito della penitenza, potrebbe essere esibita alla confessione successiva in risposta alla domanda “da quanto tempo...”; mentre durante la Messa, il momento che precede la frazione del pane potrebbe essere introdotto dal diacono con un: “Scambiatevi un selfie di pace”.Per scrupolo interrogo Google, che mi propone tre casi: i famosi selfie con papa Francesco; quelli di alcuni sacerdoti durante la Messa dell'Incontro mondiale delle famiglie di Philadelphia, stigmatizzati pubblicamente dal cardinal Sarah; quelli di don Antonio Parrillo (parroco a Gioia Sannitica), postati su Facebook e rilanciati, diversi mesi fa, da “YouMedia” ( tinyurl.com/z46v5or ). Il primo non c'entra, perché non siamo in contesto liturgico; il secondo rientra nel più vasto e problematico caso delle celebrazioni liturgiche di massa; il terzo effettivamente dà ragione delle preoccupazioni di cui sopra. Ma la didascalia con la quale don Parrillo ha commentato le foto postate, «Vi taggo nel cuore di Dio», è troppo bella: un'esplosione di gioia del Vangelo.
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