Se la crescita è solo dei prezzi
sabato 12 febbraio 2011
Se va bene si sopravvive. L'agroalimentare dovrebbe in futuro mantenere le sue posizioni e nulla più. Non è un bel risultato ma, visti i tempi difficili, è probabilmente già un traguardo di cui essere soddisfatti. È a questa conclusione, infatti, che si può arrivare sulla base dell'Outlook Ismea sull'agroalimentare italiano 2009-2010, il consueto rapporto che fornisce lo scenario del settore. Si tratta di un risultato a due facce: non è un successo, ma indica anche che il comparto riesce a tenere nonostante la crisi.
La produzione agricola è stata stimata stabile o in moderata espansione, i mercati internazionali diventano sempre più competitivi (anche in maniera non limpidissima), mentre i costi legati all'approvvigionamento dei fattori produttivi continuano ad inasprirsi. Per quanto riguarda l'evoluzione della produttività, sempre l'Ismea dice che «non ci sono, alle attuali condizioni, elementi per ritenere che le rese possano crescere in maniera significativa nei prossimi sette anni per effetto di innovazioni tecnologiche». E non solo perché viceversa «i vincoli di compatibilità ambientali imposti dalla Politica agricola comune determineranno presumibilmente una riduzione del grado d'intensificazione dell'agricoltura».
Queste le condizioni generali. Ma è guardando alle singole produzioni che il quadro si dettaglia e si diversifica. Si prevede quindi per la produzione vitivinicola una «lieve flessione nel periodo 2011-2017», mentre uno scenario di crescita per i prossimi sette anni emerge, per le produzioni frutticole e olivicole (questo nonostante le difficoltà di reperimento della manodopera e le crescenti pressioni competitive sui mercati internazionali). In crescita progressiva anche la produzione di ortaggi e legumi, in crollo quella di pomodoro da industria. In recupero, poi, la produzione di latte bovino ma non la quantità di bestiame da carne inchiodata ai livelli del 2009. Per i seminativi, poi, l'Ismea indica , un calo della produzione di frumento tenero a vantaggio di mais e cereali minori, oltre che delle coltivazioni foraggere irrigue nel Nord Italia e di girasole e patate nel Centro-Sud. Il rapporto conferma anche la «sostanziale perdita di competitività» delle maggiori coltivazioni industriali. Cresceranno, infine, i prezzi per effetto sia della riduzione dell'offerta, sia di un'ulteriore espansione della domanda, soprattutto nel settore mangimistico. A incidere sull'andamento dei prezzi agricoli sarebbe anche la tendenza all'aumento dei costi dei fattori di produzione.
Questi, dunque, i grandi tratti dell'evoluzione del comparto che ancora oggi è comunque uno degli elementi caratterizzanti il cosiddetto made in Italy nel mondo. Starà agli attori che agiscono al suo interno cercare di sfruttarne il più possibile le occasioni di crescita, usare al meglio la nuova futura Politica agricole comune
e resistere ancora alle difficoltà che non mancheranno.
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