giovedì 4 settembre 2008
XXIII Domenica
del Tempo Ordinario
Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Un ritornello risuona in ogni versetto di questo Vangelo: mai senza l'altro. Né isolamento, né questione di numeri, tutto inizia dall'incontro, dalla più piccola comunità: io-tu, due che si amano, la complicità festosa di due amici, una madre abbracciata al suo bimbo, due oranti, e Dio è lì, come il terzo fra i due, come forza di coesione del cosmo. Il Vangelo ci chiama a pensare sempre in termini di «noi». La costruzione del mondo nuovo inizia dai mattoni elementari io-tu, dalle relazioni quotidiane fondamentali. Quando un io e un tu si accolgono e diventano un «noi», il legame che si crea apre sul venire di Dio, è via di Dio. In principio, il legame. Anche in principio alla stessa Trinità.
Il Vangelo pone una condizione: che il «noi» sia composto non per caso o per necessità, per violenza o per inganno, non nel nome di interessi o di paure, ma nel nome di Gesù.
Il nome di Gesù è: passione d'amare, giustizia, pace, mitezza, limpido cuore.
Il nome di Gesù è «fratello». Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo: Dio è un vento di comunione che ci sospinge gli uni verso gli altri. Se tuo fratello sbaglia, tu va', tu per primo inizia il cammino.
Ma che cosa mi autorizza a intervenire nella vita dell'altro? La ragione è tutta in una parola: «fratello». Solo se porti la speranza e la gioia dell'altro, se hai assaporato le sue lacrime, se lo ami, allora sei autorizzato a intervenire. Non è la verità che mi legittima, ma la fraternità. Accetterò la tua verità purché si sposi con la tenerezza (E.Pound).
Tutto quello che legherete sulla terra... Il potere di sciogliere e legare non ha nulla di giuridico, consiste nel mandato fondamentale di tessere nel mondo strutture di riconciliazione: ciò che avrete riunito attorno a voi, le persone, gli affetti, le speranze, lo ritroverete unito nel cielo; e ciò che avrete liberato attorno a voi, di energie, di vita, di audacia e sorrisi, non sarà più dimenticato, è storia santa. Ciò che scioglierete avrà libertà per sempre, ciò che legherete avrà comunione per sempre.
Ma a che cosa serve la presenza di Cristo in mezzo a noi? Che cosa porta, che cosa genera? Cristo è la sorgente del rapporto buono con l'altro, la roccia solida su cui poggia la casa del mondo, la misura alta dell'io e del tu che diventano noi, quella forza di amare che «ti convoglia nello stellato fiume» (M. Luzi).
(Letture: Ezechiele 33,7-9; Salmo 94; Romani 13,8-10; Matteo 18,15-20)
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