Requiem e De Profundis ritrovati con le voci del Rinascimento iberico
domenica 6 novembre 2005
Ascoltando i grandi capolavori polifonici del Rinascimento spagnolo e portoghese si ha la chiara sensazione di trovarsi di fronte a musiche che, parlando al cuore dell'uomo, dimostrano di poter superare qualsiasi dimensione spazio-temporale. Apparentemente lontane anni luce dai ritmi frenetici e dalla sensibilità spicciola del mondo contemporaneo, nei loro rigorosi e fantasiosi intrecci contrappuntistici queste inebrianti melodie scavano nel profondo dell'animo, richiedendo semplicemente una disponibilità all'ascolto e una predisposizione al cambiamento. Ed è proprio questo aspetto essenzialmente «liturgico» a imporsi nelle sublimi pagine musicali a cui i maggiori compositori della penisola iberica hanno voluto affidare - alle sole voci, senza accompagnamento di strumenti - i grandi temi della vita e della morte, scolpendoli per l'eternità nei lavori destinati ad accompagnare i riti funebri e le cerimonie penitenziali del loro tempo. Il Coro del King's College di Londra e il suo direttore David Trendell hanno scelto di soffermarsi sulla Missa "Crux fidelis" a sei parti e sui toccanti mottetti funebri De profundis clamavi e Versa est in luctum per far conoscere l'opera di Sebastiano de Vivanco (1551ca.-1622), illustre maestro di cappella che prestò servizio nelle più importanti cattedrali di Spagna, da Lérida e Segovia a Salamanca e Avila (cd pubblicato da ASV e distribuito da Sound and Music). Ma è soprattutto nel doppio album intitolato Requiem (pubblicato da Gimell e distribuito da Sound and Music), in cui l'ensemble vocale Tallis Scholars guidato da Peter Phillips ha raccolto le stupende composizioni liturgiche «Pro defunctis» di autori come lo spagnolo Tomás Luis de Victoria (1548-1611) o i portoghesi Duarte Lôbo (1565ca.-1646) e Manuel Cardoso (1566ca.-1650), che emerge la solenne magnificenza di un'arte sacra in cui ogni ricercatezza ed espediente tecnico ereditati da un'antica tradizione si piegano alla pura espressione degli affetti; per una musica che costringe ciascun interprete a ricercare le ragioni profonde di ogni singola nota e di ogni parola, attraverso la ieraticità di tempi lenti e calibrati, adatti a un esercizio di riflessione e contemplazione che non conosce età, ma solo devozione al Mistero.
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