Rai 3, i modi e i tempi di “Amore criminale”
sabato 26 marzo 2022
Sono sicuramente in molti a ricordare la tragica fine di Giordana Di Stefano, uccisa dall'ex fidanzato con 48 coltellate nell'ottobre 2015. La violenza fu tale che il femminicidio della ventenne catanese resta uno dei più atroci, anche perché era madre di una bimba avuta, e prima ancora voluta tenere a tutti i costi, quando aveva appena quindici anni e il fidanzato, che poi sarebbe diventato l'assassino della madre di sua figlia, la spingeva ad abortire. Una storia drammatica a cui Amore criminale ha dedicato la puntata di giovedì in prima serata su Rai 3. Ideato da Matilde D'Errico, Maurizio Iannelli e Luciano Palmerino, il programma condotto da Veronica Pivetti propone vari casi di femminicidio ricostruendoli con il ricorso a scene con attori alternate a immagini di repertorio e soprattutto alle testimonianze dirette di parenti e amici. Storie tremende, al limite dell'impossibile, che dal 2007 forniscono materiale (purtroppo) in abbondanza per un programma associato a una campagna di denuncia contro la violenza sulle donne. All'intento positivo corrisponde, però, una realizzazione dai toni forse troppo cupi, compresa l'estrema drammatizzazione delle parti fiction tese a mettere in scena tutto senza qualche sano limite. Come detto in passato, i casi in questione sarebbero comprensibili anche se attenuati nei modi della rappresentazione. Anche la lunghezza, due ore, rischia di essere eccessiva soprattutto se poi, come giovedì scorso, ad Amore criminale si fa seguire Sopravvissute, altro programma sulla violenza sulle donne condotto da Matilde D'Errico che, come si è visto, firma anche il precedente. E questo senza nulla togliere alla drammaticità di un fenomeno che la televisione deve combattere, ma perché l'azione sia più efficace lo deve fare con i modi e i tempi giusti.
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