Rai 2 e il déja vu di “Poco di tanto”
venerdì 29 maggio 2020
Poco di tanto o tanto di poco? La domanda può sembrare irriverente, ma è lecita dopo le tre puntate dello show vintage di Maurizio Battista su Rai 2 (partito di giovedì e poi anticipato al mercoledì alle 21,20 per non scontrarsi con la fiction di Rai 1) dedicato agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del secolo scorso. Ogni volta il comico romano si muove in un ricostruito appartamento arredato secondo il decennio prescelto. Illustra gli oggetti che hanno caratterizzato il periodo, introduce immagini di repertorio (che come spesso succede rappresentano la cosa più interessante), intervista un paio di cantanti di successo dell'epoca (da Orietta Berti a Riccardo Fogli, a Michele Zarrillo) e soprattutto si affida ai suoi monologhi, che non sempre risultano efficaci. Per assurdo le parti migliori non sono quelle comiche, ma quelle serie, a tratti commoventi, legate agli affetti familiari. L'intento del programma prodotto da Rai 2 in collaborazione con Bellandi è proporre un viaggio a ritroso nel tempo, tra ironia e nostalgia, sottolineando vizi e virtù, miti e mode degli anni che furono, raccontando la famiglia italiana, protagonista, vittima o semplice spettatrice di cambiamenti culturali e antropologici succedutesi in un trentennio. Dal ruolo della donna a come è mutato nella seconda metà del Novecento il rapporto tra genitori e figli; dalla diffusione della televisione, che ha cambiato le abitudini degli italiani, alla patente di guida. L'idea, però, non è originale. Anima mia docet. Eccome docet. Rifare quello che Fabio Fazio e Claudio Baglioni fecero a suo tempo è praticamente impossibile. Buona la prima e chiuso. Ma anche I migliori anni di Carlo Conti era già una sfida tra decenni. Persino l'interlocutore fuori campo che Battista utilizza per movimentare i suoi monologhi ricorda la Gialappa's band che lo fa da sempre, ma anche Andrea Zalone con Maurizio Crozza o Marco Villa con Alessandro Cattelan. Alla fine onore al merito per aver messo insieme in piena pandemia un programma inedito riformulandolo all'ultimo tuffo. Ma come dice la canzone proposta nell'ultima puntata: «Cosa resterà di questi anni Ottanta?». O più in generale cosa resterà di Poco di tanto.
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