Questa Corte presidio non infallibile e prezioso
domenica 20 febbraio 2022
Il giudizio sull'ammissibilità degli otto referendum ha riacceso l'attenzione dell'opinione pubblica sull'attività della Corte costituzionale. La maggior parte del lavoro di questo fondamentale organo di garanzia si svolge lontano dai riflettori, nonostante numerose innovazioni sul piano della comunicazione, ma non per questo è meno importante e incisivo. Alcuni giuristi lo definiscono «organo di chiusura del sistema» perché alla fine tutto il potenziale contenzioso istituzionale, persino quello che riguarda il Presidente della Repubblica, ha come ultima istanza i quindici giudici di Palazzo della Consulta. Un edificio che si trova proprio di fronte al Quirinale. Due pilastri della nostra democrazia nel giro di poche decine di metri. È significativo che Sergio Mattarella, quando fu eletto al Colle per la prima volta, fosse proprio uno dei quindici.
Forse non tutti sanno o ricordano che passarono alcuni anni dall'entrata in vigore della Costituzione prima di poter vedere la Consulta (ufficiosamente si suole chiamarla anche così) istituita e operante, nonostante un preciso dettato della Carta. La prima sentenza porta la data del 5 giugno 1956. La Corte dichiarò l'illegittimità di alcune norme del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, risalente al Ventennio, per contrasto con l'articolo 21 della Costituzione, quello che tutela la libertà di espressione e di stampa. E lo fece enucleando tra l'altro un principio di enorme rilevanza per il futuro: anche le norme cosiddette "programmatiche" della Carta non sono mere dichiarazioni di principio, come andava sostenendo allora certa giurisprudenza, ma impegnavano il legislatore e potevano costituire un parametro del giudizio di legittimità.
La Costituzione fissa minuziosamente i criteri per la composizione della Corte. Cinque membri nominati dal Presidente della Repubblica, cinque dal Parlamento in seduta comune, cinque dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa. Tutti in carica per nove anni ma non rinominabili, scelti tra i magistrati delle giurisdizioni superiori, i professori ordinari di diritto nelle università e gli avvocati con almeno vent'anni di professione. I padri costituenti concepirono un organismo collegiale caratterizzato da un mix accuratissimo di competenza e rappresentatività, di stabilità e di ricambio. In una vera democrazia la divisione dei poteri e i bilanciamenti tra di essi sono essenziali. È quando qualcuno vuole prendere tutto il banco che nascono i problemi. Checks and balances, pesi e contrappesi. Ma anche – alla lettera – controlli e bilanciamenti. La Corte costituzionale è uno degli elementi cardine dell'equilibrio su cui si regge il nostro sistema istituzionale. Organismi analoghi esistono anche in altri Paesi e non è un caso che finiscano subito nel mirino di eventuali aspiranti autocrati. Dovrebbero pensarci bene coloro che sono pronti a contrapporre il "popolo" alla Consulta tutte le volte in cui un giudizio, soprattutto in materia di referendum, non corrisponde alle proprie attese. Ovviamente la Corte non è infallibile e i suoi membri sono figli del loro tempo, non extraterrestri. Ma l'autorevolezza che essa ha saputo preservare negli anni è una risorsa preziosa della nostra democrazia, un efficace antidoto alle derive populiste e plebiscitarie che finiscono per travolgere soprattutto i più deboli e i più fragili.
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