Quando la «scomunica» in Rete è solo una lezione di mediaetica
venerdì 4 ottobre 2019
Tutto fa brodo. Il proverbio viene buono non solo perché la Rete ha appena archiviato la surreale polemica sullo 0,5% di tortellini col ripieno di pollo che oggi sono a disposizione in Piazza Maggiore a Bologna per festeggiare la festa di San Petronio (sulla quale Chiara Pazzaglia e Riccardo Maccioni, qui su "Avvenire", hanno già detto quello che c'era da dire).
Tutto torna utile anche per alimentare il fuoco preventivo che da mesi, con implacabile regolarità, la porzione antimoderna della blogosfera cattolica ha riversato sul Sinodo panamazzonico, confondendo abilmente le questioni che l'Instrumentum laboris sottopone all'assemblea sinodale con le risposte che tale assemblea, come è suo compito, elaborerà. È sufficiente, ad esempio, prendere di mira un onesto post della pagina Facebook portoghese-brasiliana di Vatican News ( bit.ly/2Ih9gwE ), il portale multimediale della Santa Sede. Lo ha fatto un sito lusofono partecipe del sentimento sinodo-scettico, "Fratres in Unum" ( bit.ly/31NOlZS ), facendosi forte di un titolo ad effetto: «Scomunica "Facebook sententiae"». L'articolo è del 24 settembre e in Italia l'ha ripreso solo ieri "Stilum curiae" ( bit.ly/2pDV6PD ).
Eppure quel post di @vaticannews.pt non conteneva affermazioni strane. Dopo una lunga e paziente lezione di netiquette, ampliamento dei concetti sintetizzati nel "Benvenuto" che la pagina Facebook di Vatican News offre nelle varie lingue, seguiva una precisazione difficile da contestare: «Ricordiamo altresì che questa è una pagina ufficiale della Santa Sede; pertanto, essa dà voce al magistero del successore di Pietro, il sommo pontefice. Quello attuale si chiama Francesco. Dunque link, video, ecc. di "magisteri paralleli" saranno esclusi. Siamo grati a tutti per la collaborazione e la comprensione, con l'augurio di una settimana benedetta di pace e serenità». Grazie.
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