Produttività agricola ed export in aumento
domenica 17 dicembre 2023
L’
Italia agricola in questi giorni ha fatto registrare due risultati da primato. Da un lato, il lavoro agricolo italiano è risultato essere tra i primi in Europa in fatto di produttività, dall’altro, le vendite nel mondo dei nostro prodotti agroalimentari hanno raggiunto un altro record storico. Buone notizie per un comparto che comunque deve fare i conti con il fatto di essere molto spesso “a cielo aperto”, con una struttura dei costi tutt’altro che semplice e di aver a che fare con mercati bizzosi. In base ai dati Eurostat mentre nel 2023 l’indice della produttività del lavoro agricolo nell’Ue è diminuito su base annua del 6,6%, dopo una crescita tra il 2019 e il 2022, in Italia ha fatto registrare un +4,2%. Questi aumenti, viene fatto notare, «sono dovuti alla diminuzione dei prezzi dei fertilizzanti e degli input e all’aumento dei prezzi dei prodotti in cui questi paesi (tra cui appunto l’Italia) sono specializzati, come l’olio d’oliva, le patate o i suini». L’agricoltura italiana, in altri termini, appare essere in qualche modo più competitiva rispetto ad altre agricolture, anzi della maggior parte delle altre agricolture europee. Segnale buono, che si associa a quello che arriva dai mercati mondiali. Stando alle proiezioni della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero a ottobre, le vendite all’estero di prodotti agroalimentari nostrani dovrebbero arrivare ad almeno 64 miliardi (il +6% rispetto al 2022). Scelte avvedute e organizzazioni efficaci paiono essere alle base del successo. Certo, il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è l’Unione Europea che assorbe circa due terzi delle esportazioni (un terzo con con Germania, Francia e Stati Uniti che si classificano come i partner di maggior rilievo) sebbene per gli Usa si registri una contrazione delle spedizioni nel 2023. Tra i primi prodotti ad essere esportati sono i derivati dei cereali come paste alimentari, prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria, seguiti dal vino e dall’ortofrutta fresca e trasformata, dai formaggi e latticini. Non bastano due indici a risolvere tutti i problemi del comparto, ma dopo un anno travagliato, dal punto di vista climatico e dei costi di produzione, le notizie su produttività ed esportazioni paiono avere quasi il senso di una spinta a fare di più. Nel settore, dal campo alla tavola, sono impegnati 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Un comparto, quello del cibo, che parrebbe essere diventato la “prima ricchezza d’Italia”, come dice Coldiretti, e che vanta un fatturato aggregato di centinaia di miliardi di euro. © riproduzione riservata
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