Pagine vive della Chiesa di oggi: quello che può fare un buon film
venerdì 23 settembre 2016
Nascosta, ma neanche poi tanto, tra le pieghe di una notizia, ne trovo un'altra che mi sorprende, e alla luce della quale ve n'è una terza che leggo sotto una diversa luce. Cose che capitano navigando nella blogosfera, anche quando il braccio di mare è circoscritto all'informazione religiosa e anzi, in questo caso, a un suo singolo tema: fede e violenza.Leggo dunque, sul blog di Alver Metalli Terre d'America ( tinyurl.com/gno8gd7 ), che ci si prepara a realizzare un film intorno alla strage dei sei religiosi gesuiti dell'Università Centroamericana del Salvador, avvenuta nel novembre 1989, ispirandosi al romanzo Noviembre, uscito l'anno scorso. Leggo anche, sul sito di Avvenire ( tinyurl.com/ho3vggw ), un servizio di Anna Pozzi sull'alternanza in corso nella presenza a Tibhirine, il monastero algerino dove vent'anni fa furono rapiti e uccisi sette monaci trappisti: arriva Chemin Neuf, se ne va la Mission de France. La notizia che mi sorprende la dà appunto un padre della Mission de France, Jean Marie Lassausse, che dice, fra altre cose, che il monastero è cambiato «dopo l'apparizione del film Uomini di Dio, che ha attirato nuova attenzione e nuovo interesse sulla vicenda dei monaci e sul senso della loro presenza in quel luogo», e persino, almeno per qualche tempo, migliaia di visitatori.A motivo del mio lavoro ho contribuito a raccontare a fondo, a suo tempo e rivolto a una cerchia di persone fortemente interessate, sia il martirio dei gesuiti in Centramerica, sia quello dei trappisti in Nordafrica, rimasti invece sulla superficie dell'informazione mainstream. Proprio per questo, pur amando il cinema, non avrei scommesso sul fatto che quel bellissimo film, così poco hollywoodiano, potesse aver ampliato significativamente la percezione e la coscienza dei fatti che narra. Sono stato stolto. Perciò auguro ora a Noviembre, se si intitolerà così, di svolgere per Ignacio Ellacuría e compagni la stessa funzione svolta da Uomini di Dio per Christian de Chergé e compagni.
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