Olio e vino fanno rotta su Tokyo
sabato 11 dicembre 2010
L'olio e il vino italiano spopolano in Giappone. È una bella notizia, se si pensa alla stagnazione dei mercati alimentari nazionali. Soprattutto, il successo di questi due prodotti è l'indicazione che, quando ben governati, l'agricoltura e agroalimentare italiani riescono a vincere senza concorrenti anche in piazze difficili e sofisticate come quella del Sol Levante.
Iniziamo dall'olio. Secondo l'Unaprol e Veronafiere, in Giappone l'Italia, con circa il 56% del mercato detiene la maglia rosa delle importazioni di olio di oliva in generale. Lo scorso anno il valore delle importazioni ha sfiorato i 9mila milioni di yen con un volume superiore a 16mila tonnellate che ha registrato un aumento del 11,6% dell'import dal nostro Paese rispetto all'anno precedente. Si tratta di numeri d'oro, soprattutto perché il Giappone rappresenta il mercato più interessante per l'Italia in Asia. Senza contare il fatto che alcune delle abitudini alimentari di quel Paese stanno cambiando in maniera favorevole ai nostri prodotti, aprendo così prospettive nuove. Basta pensare che nel '94 il volume delle importazioni complessive d'olio d'oliva e di extra vergine era pari a 6.648 tonnellate e che oggi invece, ha quasi triplicato le dimensioni. Mentre nei primi semi mesi del 2010 la macchina dell' export del made in Italy si è rimessa in moto facendo registrare un +2,2% delle vendite.
Una situazione per certi versi simile è quella del vino, anche se questo settore soffre di una situazione più complessa. In questo caso, occorre partire dalla constatazione che il consumo di questo prodotto è ancora su livelli molto bassi (2 litri procapite all'anno). Ma - ha fatto rilevare uno Winenews, uno degli osservatori più qualificati sul settore - se la birra, che domina con il 30% del totale, in 5 anni, dal 2004 al 2009, è scesa da 4 a 3 milioni di litri, il vino, nel suo complesso, vede un trend positivo, e le possibilità di crescita, a lungo termine ci sono. Certo si tratta di un mercato complesso che va affrontato con attenzione. Ma in Giappone i vitivinicoltori hanno già a che fare con un "classe media" ben radicata e
con una buona capacità di spesa, tanto che la fascia di prezzo delle bottiglie che va per la maggiore è quella che oscilla dai 1.000 ai 2.500 yen, ovvero dagli 11 ai 27 euro. In questo caso, tuttavia, la concorrenza non manca ed è agguerritissima, soprattutto in termini di prezzo. Basta pensare che per i vini economici, il Cile ha già praticamente conquistato tutto, raddoppiando i volumi in 5 anni. Seguono la Spagna e, a distanza, la Francia e l'Italia. Il gioco tuttavia vale l'impegno che occorre metterci per non sfigurare di fronte alla concorrenza: in palio c'è un giro d'affari complessivo del mercato che, nel 2009, ha toccato i 600 milioni di euro per 14 milioni di casse.
C'è da sperare, a questo punto, che vino e olio possano costituire due "casi studio" importanti per il resto dell'agroalimentare dello Stivale.
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