Non solo «Ave Maria»: due «Messe» per scoprire la religiosità di Gounod
domenica 17 luglio 2011
Charles Gounod (1818-1893) è stato il compositore di musica da chiesa più prolifico nella Francia dell'Ottocento, ma la fortuna discografica del suo repertorio di carattere sacro è inversamente proporzionale alla vastità della sua produzione, che conta innumerevoli mottetti e pezzi d'occasione insieme con 10 Messe Brèves, 8 Messe Solennelles e 4 Messe de Requiem.
Onore al merito dunque per Michel Corboz e il suo Ensemble Vocal et Instrumental de Lausanne, che in una recente produzione discografica hanno registrato una coppia di lavori che mette in luce la dimensione più intima e riflessiva dell'attività creativa del maestro francese; nella Messe Chorale in sol minore (1888) e soprattutto nella Messe de Requiem in do maggiore (1891) è infatti possibile individuare il nucleo fondante di una concezione estetica e spirituale estremamente unitaria (cd pubblicato da Mirare e distribuito da Ducale).
Autore di capolavori teatrali come Faust o Roméo et Juliette, ma anche della celebre Ave Maria (scritta sul Primo preludio del Clavicembalo ben temperato di Bach), Gounod era un uomo profondamente religioso e i sentimenti che animavano la sua vita di fedele e di artista si riflettono in modo emblematico nella scelta delle principali fonti di ispirazione e dei suoi punti di riferimento ideali: «Palestrina e Bach hanno creato l'Arte della Musica; loro sono i "Padri della Chiesa" ed è importante che noi rimaniamo loro figli...», scriveva nel 1892 il compositore, individuando nei grandi maestri del passato i modelli a cui conformare stile e linguaggio.
Nel pieno rispetto di tali parametri, la lettura di queste due Messe si traduce in una perfetta unità d'intenti tra testo e musica, direzione e interpretazione, realizzata sotto il segno deciso e coerente impresso da Corboz, sempre perfettamente in linea con la semplicità, l'immediatezza e l'efficacia espressiva di un'impronta musicale che nel Requiem, concepito di getto in seguito alla perdita dell'adorato nipotino, raggiunge momenti di toccante intensità in pagine come il Benedictus o l'Agnus Dei conclusivo, caratterizzate da una serenità di fondo e da una visione altamente consolatoria che aprono il cuore verso scenari di pace e quiete che non appartengono a questo mondo.
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