Netflix: tutti in coro cantiamo “Bella ciao”
martedì 26 ottobre 2021
Galeotta fu La casa di carta che oltre a spopolare per la sua storia ha rilanciato dalla Spagna, soprattutto tra le nuove generazioni, uno dei canti popolari italiani più conosciuti: Bella ciao. Nella serie di Netflix il brano delle brigate partigiane viene ripetuto più volte con una scelta all'apparenza spiazzante se non interpretando la vicenda come un inno alla rivalsa, alla ribellione contro il capitalismo finanziario. Qualcosa del genere in effetti c'è, soprattutto nella prima stagione, quando si racconta non tanto una rapina alla Zecca, quanto la stampa di banconote come aveva fatto la Banca centrale europea per una «iniezione di liquidità» a favore delle altre banche, arricchendo in questo modo i ricchi. In più c'è un momento in cui «il professore», intonando Bella ciao, ricorda il nonno che in Italia aveva combattuto contro il fascismo. Fatto sta che con La casa di carta il canto della Resistenza è esploso anche sui social. Sono nate versioni improbabili, addirittura da discoteca. E sulla scia di questo rilancio a livello mondiale si può inserire anche il documentario Bella ciao - Canzone di libertà, con la regia di Andrea Vogt, andato in onda ieri sera su History Channel (canale 411 di Sky), che contiene tra molto altro anche un'intervista ad Álex Pina, ideatore della serie spagnola, il quale conferma di aver cercato una canzone che avesse uno spirito di lotta come quello dei suoi personaggi. Ma la cosa più interessante sulla quale si concentra il documentario è il fatto che non si conoscono le vere origini di Bella ciao: non esiste una registrazione durante la Resistenza, non si sa chi l'abbia scritta, non c'è un testo originale, c'è solo una tradizione orale che passa anche da un canto delle mondine. Il primo a rendere popolare Bella ciao fu comunque, all'inizio degli anni Sessanta, il cantante italiano naturalizzato francese Yves Montand al secolo Ivo Livi.
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