Nelle Cantiones Sacrae di Sweelinck c'è la spiritualità dell'antica Europa
domenica 3 luglio 2005
Al fianco di una fiorente attività commerciale e finanziaria, i maggiori fermenti culturali che animarono la vita rinascimentale del cuore dell'Europa vanno ricercati tra le terre di Fiandra, Borgogna e Paesi Bassi; là dove i pittori e i musicisti della grande scuola fiamminga si tramandarono per intere generazioni i segreti di un'arte che dominò a lungo incontrastata. Così, nella centralissima Oude Kerk di Amsterdam, la carica di organista si trasmise ininterrottamente di padre in figlio per quasi un secolo (dal 1564 al 1652), rimanendo saldamente appannaggio della famiglia Sweelinck; figura di spicco all'interno della prestigiosa dinastia, Jan Pieterszoon Sweelinck (1562-1621) fu anche direttore di coro e soprattutto compositore, arrivando a musicare l'intera raccolta dei 150 Salmi di Davide, enciclopedica summa della tecnica contrappuntistica del tempo. Di questo illustre maestro, il Coro del Clare College di Cambridge diretto da Timothy Brown ha realizzato l'incisione discografica integrale delle Cantiones Sacrae, una ricca silloge di 37 mottetti a 5 voci attraverso cui il compositore, di confessione calvinista, dimostrò molto più di una semplice familiarità con il repertorio della tradizione cattolica (2 cd pubblicati da Etcetera e distribuiti da Sound and Music). In oltre centoquaranta minuti di musica di alta fattura, viene passata in rassegna un'ampia gamma di risorse formali e stilistiche che rinunciano a vacui "effetti speciali" per concentrarsi sulla cura preziosa del dettaglio, sul valore assoluto della parola sacra. è il testamento spirituale dell'ultimo grande esponente di una delle più ricche stagioni musicali della storia; come sentenziò il critico Gustave Reese, «con lui ebbe fine la grande produzione olandese nel campo della polifonia vocale; una tradizione che non si è comunque estinta in modo disonorevole, ma con un luminoso tramonto». E le splendide Cantiones Sacrae di Sweelinck testimoniano come, in un'Europa già fortemente segnata dalla frattura riformistica, le comuni radici cristiane rappresentassero un dato di fatto incontrovertibile; che non necessitava di alcuna dichiarazione sul frontespizio di una partitura, né tantomeno di un richiamo apposto sulla bozza di una allora inconcepibile carta costituzionale.
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