Nella foto una storia di divisioni nei fatti la speranza dell'unità
venerdì 21 gennaio 2022
Nessuno dei principali siti italofoni di informazione cattolica dimentica, in questi giorni, che è in corso l'annuale «Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani». Ma questo non cancella la sensazione, corroborata anche dal lancio di qualche hashtag su Facebook, che il ristabilimento dell'unità non sia in cima alle preoccupazioni del popolo di Dio che è in Italia. Così ho apprezzato il post che Sergio Di Benedetto, a partire da una foto da lui stesso scattata, ha dedicato su "Vino Nuovo" ( bit.ly/3nJbHge ) alla «Settimana» e, quel che più conta, all'unità che non dobbiamo smettere di sperare. Si tratta di un'immagine presa nel villaggio svizzero di Splügen: si trova sul Reno posteriore, tra i Grigioni e il Ticino, terra dunque di frontiera culturale, linguistica e anche religiosa. Qui «vi è stata una dolorosa frattura tra cattolici e riformati, con violenze da ambo le parti», scrive l'autore. Di questo paiono parlare i cartelli fotografati in una via del paese: di qua la chiesa "evangelica riformata", di là quella "cattolica romana". Ma un altro cartello, poco lontano, suggerisce che, «vuoi per convinzione, vuoi per necessità (soffia il vento del secolarismo anche qui), l'unità fra i cristiani è più vicina di quello che può credersi». Vi si annunciano infatti le iniziative di preghiera che la comunità di Taizé, ecumenica per antonomasia, anima nella valle, per tutto l'anno, a cadenza quindicinale, con quello stile di rispetto reciproco tra Chiese sorelle, sebbene divise, che testimonia meglio di tante parole la volontà di riconciliazione: «Sperimentando una reciproca ospitalità e comune fratellanza» e affidando «la regia della preghiera» a «entrambe le confessioni». «È questo, forse – conclude Di Benedetto, pensando sia a papa Francesco sia al fondatore di Taizé, frère Roger –, quello che serve e che, là dove i cristiani sono pochi ma vicini, si sa e si vive: una quotidiana appartenenza al Vangelo, un comune impegno per la storia e per la vita degli uomini».
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