Nei Vespri di Santa Maria Addolorata lo spirito delle voci amate da Vivaldi
domenica 11 settembre 2005
Nei diari di viaggio dei più illustri personaggi che, nel primo Settecento, attraversavano il Bel Paese, ricorrono spesso i resoconti entusiastici degli intrattenimenti musicali che la città di Venezia offriva presso l'Ospedale della Pietà; affidati alla soprintendenza di Antonio Vivaldi (1678-1741), tali appuntamenti costituivano il fiore all'occhiello dell'attività formativa e ricreativa delle orfanelle accolte presso il Pio Istituto della Serenissima. Là, celate da discrete inferriate a trama di viticci d'oro, le famose "putte" dispensavano i raffinati frutti della propria arte, e i loro nomi correvano misteriosi per le calli della laguna: Chiaretta, Zabetta, Barbarina, Paolina del tenor erano le protagoniste assolute dei concerti solistici e delle opere vocali che il Prete rosso ritagliava appositamente su misura per valorizzare il loro straordinario talento di virtuose. Destinato ad accompagnare un ampio ventaglio di funzioni liturgiche, il catalogo vivaldiano di musica sacra, ancorché trascurato, spazia dalle composizioni destinate ad accompagnare la Santa Messa ai salmi per i Vespri, dagli oratori ai mottetti. Con l'intento di fornire un saggio della ricca e fertile produzione di carattere religioso del maestro veneziano, il controtenore Jakub Burzynski ha realizzato un'ipotetica ricostruzione dell'apparato musicale dei Vespri per la Festa di Santa Maria Addolorata, così come sarebbe potuto risuonare presso la Chiesa della Pietà il 15 settembre 1727 (cd pubblicato da Bis e distribuito da Jupiter); per onorare la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine troviamo così affiancati lo Stabat Mater RV 621, il Nisi Dominus RV 608, il Magnificat RV 611 e la Sonata al Santo Sepolcro RV 130. A capo del complesso La Tempesta, l'artista polacco ha qui optato per una lettura "a parti reali" (con un solo esecutore per ogni parte vocale e strumentale prevista), sorretta dalla piena convinzione che il cammino interpretativo della musica barocca debba risultare un vero e proprio laboratorio di libera sperimentazione; gli esiti risultano però alterni, particolarmente penalizzati da qualche "licenza" di troppo (come la discutibile aggiunta delle percussioni in alcuni passaggi dello Stabat Mater e del Nisi Dominus).
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