Il titolo non personale del progetto di evangelizzazione digitale “Se Buscan Rebeldes”, partito nel 2020, lascia intendere che ad animarlo ci siano più persone. Questo era nell’intenzioni del fondatore, il presbitero Ignacio Amorós Rodríguez; ma con il passar del tempo i contributi di autori diversi da lui si sono rarefatti, così che oggi si può legittimamente identificare ciò che si trova online sotto quel marchio con la persona di don Amorós.
Madrileno, 38 anni, in Rete i racconti della sua vita sono numerosi: mi limito a rinviare all’intervista resa a Caroline Foreman per “Word on Fire”, pubblicata a inizio 2024, ma farò sintesi anche degli altri. La prima vocazione del giovane Ignacio è il calcio, nel vivaio del Real Madrid (ne rimarrà gran tifoso). Gli studi economico-finanziari lo portano a lavorare per oltre due anni come broker, a Madrid e a Londra. Dall’età di 15 anni si è anche (ri)avvicinato alla fede cristiana, in cui era cresciuto; frequenta le case delle Missionarie della carità, a Madrid e anche in Asia, Africa e America Latina, durante varie “missioni” estive.

Ignacio Amoros - .
A 27 anni la decisione di entrare nel seminario internazionale Bidasoa dell’Opus Dei, a Pamplona, affiliato alla Facoltà di teologia dell’Università di Navarra, dove don Amorós compie gli studi fino al dottorato (2022). Ordinato nel 2019, viene inviato in missione, «con la benedizione del cardinale di Madrid», nella diocesi di Maldonado-Punta del Este-Minas (Uruguay), dove tuttora vive; qui assume l’incarico di rettore del santuario della Divina Misericordia, oltre che di vicario parrocchiale e docente di Teologia spirituale. È membro della Società sacerdotale della Santa Croce (Opus Dei) e del movimento Corpus Domini (sacerdoti che vivono la spiritualità di Madre Teresa di Calcutta).
Quando vede la luce, “Se Buscan Rebeldes” è un canale YouTube che intende offrire formazione cattolica attraverso catechesi su temi dottrinali, compresi quelli che l’attualità rende controversi ma senza puntare sulle polemiche e le contrapposizioni. Il linguaggio “millennial”, per farsi comprendere dai più giovani, e la professionalità, coltivata studiando a fondo i meccanismi della comunicazione digitale e anche altri missionari digitali, specie statunitensi, sono i suoi imperativi. Due santi contemporanei, Josemaría Escrivá de Balaguer e Teresa di Calcutta, i riferimenti spirituali preferiti. Il nome evoca la finalità: «Portare nel XXI secolo la ribellione verso ciò che è mondano, che non appaga, per seguire Gesù Cristo» (così don Amorós nel 2023, ad “Aciprensa”).
Oggi l’etichetta “Se Buscan Rebeldes” si trova su un account Instagram da 143mila follower, sullo storico canale YouTube con 72mila iscritti, su altri account come TikTok (59mila follower), Facebook (29mila follower), WhatsApp e Spotify. C’è anche un sito riepilogativo. Lo stile non è diverso da quello di tanti altri compagni di missione digitale che ho già incontrato in questa rubrica, ispanofoni e anglofoni in particolare: ripreso nel suo studio, in primo piano o in campo medio, don Amorós indossa un clergyman scuro sotto uno sguardo penetrante e un sorriso che rassicura. Da un anno collabora, per la parte ispanofona, con “Word on Fire” del vescovo Usa Robert Barron.