Minicaseifici, novità nel mercato agroalimentare
domenica 2 novembre 2014
​   Cambia ancora la geografia della distribuzione alimentare nazionale. Oltre alla ormai consueta tendenza che vede diminuire i punti vendita tradizionali, le ultime rilevazioni fanno annotare nuove forme di distribuzione e vendita che, seppur ancora tutto sommato sperimentali, devono tenere desta l’attenzione dei produttori.È il caso dei minicaseifici: strutture di effettiva produzione di formaggi e latticini che in genere, però, sono poste all’interno di ristoranti e che quindi consentono un consumo pressoché immediato dei prodotti. Del fenomeno se ne è parlato nel corso dell’edizione 2014 di "Expocasearia", la manifestazione dedicata alla trasformazione del latte nata dalla crescita delle Fiere zootecniche internazionali di Cremona.Fenomeno di nicchia, ovviamente, quello dei minicaseifici: nasce di fatto dall’abitudine ormai consolidata di andare a cercare la genuinità degli alimenti e, se possibile, vederli addirittura produrre. Un po’ moda un po’ necessità, dunque, che tuttavia sta condizionando una certa parte del consumo alimentare nazionale. Ad oggi, si parla di circa 3.000-3.500 minicaseifici attivi in Italia, una realtà in continua crescita che si sta allargando, come si è detto, anche alla ristorazione: locali attrezzati con piccoli laboratori di produzione hanno aperto da Milano ad Aversa, dal Salento alla Val di Fassa. Si tratta di piccoli laboratori artigianali capaci di produrre e servire in tempo reale, mostrando tutte le fasi di lavorazione, formaggi molli (stracchini, caciotta, formaggi a crosta fiorita), a pasta filata (mozzarella, caciocavallo) e ricotte. Ciò che rende interessante il settore - spiega una nota -, è che le trasformazioni casearie non prediligono solo gli storici formaggi stagionati ma riguardano anche i formaggi freschi, erborinati, muffettati, lo yogurt e perfino il gelato.Certo, si tratta pur sempre di strutture che devono rispettare tutte le norme igienico-sanitarie e che possono essere avviate solamente con investimenti corposi (dai 35 ai 70mila euro solo per le parti tecnologiche), ma a quanto pare anche per questa strada può passare l’espansione del mercato agroalimentare nostrano. Che, intanto, conferma alcune tendenze di fondo. Secondo un’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Istat disponibili, c’è stato un calo del 3,7% per il commercio alimentare in generale con il crollo degli acquisti nelle piccole botteghe (-5,1%) e la riduzione della grande distribuzione (-3,2%) mentre tengono solamente i discount (+0,4%).Numeri che vanno di pari passo con altri che definiscono ancora meglio la situazione: stando ad un’altra indagine Coldiretti/Censis, infatti, quasi un italiano su tre accumula in casa riserve alimentari come non avveniva dai tempi di guerra.
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