Lo smarrimento e la fede di Pietro nelle Lagrime di Orlando di Lasso
domenica 18 gennaio 2004
Nella sua paradigmatica raffigurazione del limite strutturale che definisce la condizione umana, il racconto evangelico del rinnegamento di Pietro rappresenta una fonte di ispirazione che ha da sempre interessato ogni campo dell'espressione artistica. Quando la straordinaria stagione creativa rinascimentale volgeva ormai al tramonto, uno dei più illustri compositori dell'epoca, Orlando di Lasso (1532-1594), decise di affidare al pentagramma le Lagrime di San Pietro del poeta Luigi Tansillo, «per particolare devozione in questa hormai grave età»: da tempo malato di «melhancolia hypocondriaca» (una sorta di psicosi maniaco-depressiva), Lasso si spense tre settimane dopo averne ultimato la stesura, non prima di aver emblematicamente dedicato la sua opera a Papa Clemente VIII, diretto successore dell'Apostolo a capo della Chiesa. I venti madrigali spirituali e il mottetto che compongono la raccolta simboleggiano così il "canto del cigno" dell'autore fiammingo; il suo testamento artistico e spirituale, ma anche una silloge tecnica e stilistica in cui vengono passati in rassegna e reinterpretati i cardini e le tendenze dell'intero repertorio musicale del Rinascimento. Con tale consapevolezza Livio Picotti, a capo dell'ensemble vocale e strumentale Capella Ducale Venetia, ha realizzato una splendida incisione discografica delle Lagrime di Lasso (cd pubblicato da Cpo e distribuito da Sound and Music), attraverso una lettura esemplare per coerenza e immedesimazione, sempre fedelmente condotta sul filo della traccia narrativa ed emotiva contrassegnata dai commoventi versi di Tansillo; riproponendo in punta di pennello le pitture sonore che il genio polifonico del compositore ha utilizzato per fissare nel cuore e nella mente le immagini che riproducono via via i sentimenti di paura e di vergogna, di dolore e di sconforto, di ansia e di trepidazione che hanno accompagnato il tradimento dell'Apostolo. Nella consapevolezza di trovarsi di fronte a uno dei massimi capolavori dell'arte sacra di tutti i tempi, per ispirazione, poesia, genialità, ma anche per l'elevato significato esistenziale del suo messaggio; perché, come dice Pietro nella ventesima stanza delle Lagrime, «negando il mio Signor, negai quel ch'era la vita».
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