Le sanzioni alla Russia costano all'agroalimentare 20 milioni al mese
domenica 20 dicembre 2015
Le vendite di vino italiano nel mondo corrono sempre di più. Buon segno per l'intero agroalimentare, che dal vino è in qualche modo trascinato, ma buon segno per tutta l'economia che proprio sull'agroalimentare trova uno dei pilastri fondamentali per il suo sostegno.A rendere note le prime stime sul 2015 dell'export vitivinicolo nazionale, è stato il Wine Monitor di Nomisma che indica un crescita del valore delle vendite all'estero di circa il 6%. Una percentuale che trasformata in valore assoluto riesce a far totalizzare una cifra di5,4 miliardi di euro contro i 5,1 dell'anno passato. Certo, Nomisma precisa subito che un sostegno "non indifferente" arriva anche dal rafforzamento del dollaro e della sterlina inglese che hanno così permesso ai nostri produttori non solo di essere più competitivi sui due principali mercati mondiali di importazione, ma anche di garantirsi una plusvalenza dal tasso di cambio. Ma occorre anche considerare un altro dato che riguarda proprio il valore intrinseco del prodotto. In quantità, infatti, l'export risulta essere inferiore all'anno precedente (poco sopra ai 20 milioni di ettolitri). Guardando poi dentro i flussi emergono anche altri dati di rilievo. La crescita nell'export, per esempio, pare essere dovuta soprattutto agli spumanti le cui vendite oltre frontiera aumentano sia sul fronte dei valori che dei volumi per oltre il 10%. Sotto tono invece l'esportazione dei vini fermi imbottigliati (che sono comunque più del 75% dell'export totale), mentre risulta in netto calo quella dello sfuso.Anche per i vitivinicoltori, tuttavia, pesano le grandi vicende internazionali. Ad iniziare dal braccio di ferro con la Russia proprio sui prodotti agroalimentari, per finire con le tensioni prodotte dall'ondata di terrorismo che sta colpendo il mondo. In particolare, è proprio la Russia a dare più di una preoccupazione. Nel 2015, sempre per il vino, la battuta d'arresto è pari a circa al 30%.L'effetto della chiusura dei confini russi, d'altra parte, si fa sentire su tutto il comparto alimentare. Secondo Coldiretti, per esempio, le esportazioni di prodotti italiani in Russia nel 2015 sono crollate del 27,5 %. E la situazione non sembra dare segni di miglioramento. Mentre i risultati – negativi – si fanno sentire tutti in termini di variazione del saldo con l'estero. Nell'agroalimentare – sostiene poi la Coldiretti – ai danni diretti stimati in 20 milioni di euro al mese di mancate esportazioni si sommano anche i danni indiretti dovuti alla perdita di immagine e di mercato. Insomma, oltre ai successi del vino occorre tenere conto di altre situazioni che non sono da trascurare.
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