La grande tradizione corale inglese nell'eleganza di Samuel Wesley
domenica 29 luglio 2007
Non finisce mai di riservare piacevoli sorprese l'incontro con il repertorio della grande scuola corale britannica, fiore all'occhiello di una civiltà musicale d'assoluta eccellenza che è tanto debitrice dell'antica pratica di raffinati compositori e illustri maestri di cappella, quanto dell'autorevole approccio esecutivo offerto dalle più svariate compagini corali, da quelle cresciute in ambito confessionale a quelle nate con intenti professionali o puramente amatoriali. Risiede infatti qui il segreto di un'arte che affonda le proprie radici in secoli lontani e che ancora oggi offre una chiave di accesso privilegiata per svelare l'identità culturale e spirituale di un intero popolo. In tal senso emblematico, il percorso creativo di Samuel Sebastian Wesley (1810-1876) è rimasto per esempio sempre strettamente legato a una forma compositiva tradizionale come quella degli Anthems, brani corali in uso presso la chiesa anglicana a partire dalla riforma protestante, la cui fortuna fuori delle Isole di Albione è legata soprattutto ai nomi di Byrd, Purcell e Händel. Dapprima corista presso La Chapel Royal, poi organista e compositore, Wesley consacrò la propria esistenza all'insegnamento e alla direzione di alcune tra le principali istituzioni musicali della Gran Bretagna; ed è proprio una di queste, il Coro del Clare College di Cambridge - per l'occasione diretto da Christopher Robinson e accompagnato all'organo da James McVinnie - ad aver impaginato un'antologia discografica che ripercorre le tappe più significative della produzione di Anthems del maestro inglese (cd pubblicato da Naxos e distribuito da Ducale). Lavori su larga scala, che spaziano dai quasi venti minuti del brano Let us lift up your heart alla sintesi efficace di Thou wilt keep him in perfect peace, forse l'opera maggiormente conosciuta di Wesley, manifesto programmatico che ne condensa in poche battute l'intera concezione estetica e spirituale. Pagine che risultano profondamente inscritte nel DNA del gruppo vocale di Oxford, protagonista di una lettura di partecipata immedesimazione, e che rappresentano i frutti maturi di un alto artigianato musicale, in cui la naturalezza del contrappunto tratteggia melodie di fine eleganza e immediatezza espressiva.
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