L'unico futuro è cambiare lavoro?
sabato 6 gennaio 2007
Anche gli agricoltori europei dovranno cercarsi un secondo lavoro. Proprio così, in tempi grami come quelli che le campagne stanno attraversando, c'è chi ha consigliato questa strada alle imprese agricole. E non si tratta di un «esperto» qualsiasi, ma del Commissario Ue all'Agricoltura Mariann Fischer Boel le cui dichiarazioni, ovviamente, sono state subito duramente commentate. Ma, a ben vedere, il consiglio arrivato così dall'alto non sembra poi così disprezzabile, tanto più tenendo conto che un buon numero di imprenditori agricoli pratica già un secondo lavoro. Il ragionamento del Commissario Ue è semplice: i sussidi all'agricoltura diminuiranno ancora, ed è quindi saggio, da parte degli imprenditori, iniziare con determinazione a cercare altre fonti di reddito. Una mossa di questo genere - che la Fisher Boel ha illustrato in una intervista al Financial Times - sarebbe altamente consigliabile a partire dal 2013, dopo cioè l'ultima riforma della Politica agricola comune che dovrebbe ancora una volta tagliare i fondi per il settore. Insomma, l'unica maniera che gli agricoltori avrebbero davanti per non tirare eccessivamente la cinghia, sarebbe quella di incamminarsi verso nuove attività. Di tutt'altra opinione si è subito dimostrato Dominique Bussereau, ministro dell'Agricoltura francese, che ha tuonato contro il Commissario spiegando che gli accordi europei prevedono per il
2007-2013 un ammontare preciso di risorse e che nel 2013 queste saranno il 32% del bilancio europeo contro il 71% del 1984. Poco, se si considera che su tutta la spesa pubblica europea quanto finisce all'agricoltura è solamente lo 0,5% del Pil. Da qui la conclusione opposta della Francia: gli agricoltori devono continuare a fare gli agricoltori e l'Europa deve aiutarli. E per molti versi hanno anche ragione. Salvo il fatto che, a guardare la realtà in faccia, ormai è diffusa l'abitudine da parte degli agricoltori di fare anche altro. Certo si tratta di attività in qualche modo connesse alla campagna e alla produzione agricola, legate al territorio, unite a compiti che derivano da quello della produzione alimentare. Basta pensare alle molte operazioni connesse alla tutela dell'ambiente, alla cura dei parchi, senza dimenticare il vasto mondo dell'agriturismo e più in generale della produzione non solamente alimentare collegata al turismo enogastronomico e culturale. Sembrerebbe che la constatazione del Commissario Ue «tutti sanno che ci saranno meno soldi disponibili» e quindi tutti devono «trovare il modo di adattarsi alla nuova situazione», sia già ben chiara da tempo agli agricoltori. E, in effetti, per capire quale strada seguire, basta leggere gli ultimi dati sull'andamento dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli. In Italia, per esempio, nell'ultimo anno le quotazioni sono diminuite tra l'1,5 e il 2%. Certo, non si chiede agli agricoltori di abbandonare le loro aziende per darsi ad altro. L'agricoltura, tuttavia, ha in se' molte più risorse di quanto si possa credere.
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