L'ultimo canto di Brahms davanti alla morte
venerdì 15 luglio 2016
Un grande senso di rispetto, quasi una sorta di timore reverenziale sorge quando ci si accosta agli ultimi numeri di catalogo dei grandi maestri della storia della musica. Si pensi a Mozart che termina la sua produzione lasciando incompiuto lo splendido Requiem, a Beethoven che affida le sue note estreme alla Grande fuga op. 133: sommi gesti creativi che si traducono spesso in testamenti spirituali. In questa prospettiva, i Vier ernste Gesänge (“Quattro canti seri”) per basso e pianoforte op. 121 rappresentano il penultimo numero d'opera del catalogo di Johannes Brahms e vengono considerati il suo “canto del cigno”. Con una selezione mirata di testi dalla Bibbia, l'autore concepisce un compiuto e poetico “inno alla morte”, in cui i temi della precarietà e della vanità delle cose terrene si traducono in vere e proprie “arie di tempesta”, non certo nell'accezione barocca del termine, ma in quanto riflessi sonori del tumultuoso spirito brahmsiano. L'ispirata lettura offerta dal baritono Matthias Goerne e dal pianista Christoph Eschenbach si attesta ai massimi livelli; tra i due artisti si è infatti creata una speciale alchimia, al punto che sembra spesso di ascoltare un solo esecutore, che asseconda il respiro e gli accenti, il senso del ritmo e del tempo, la cura del suono e dei silenzi, del detto e del lasciato intendere. Il timbro di velluto di Goerne dispensa infinite sfumature di potenza dinamica ed espressiva, mentre il tocco sapiente di Eschenbach sa perfettamente quando spingere e quando invece indugiare mentre attraversa i cangianti paesaggi armonici che illustrano gli stati d'animo dei testi sacri. Perché, parafrasando il passo della Prima lettera di san Paolo ai Corinzi del IV Canto, in queste pagine il genio di Brahms libera verso il cielo una musica sublime con le «lingue degli uomini e degli angeli».Johannes BrahmsQuattro canti seriMatthias Goerne e Christoph EschenbachHarmonia Mundi. Euro 18,00
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