L'ultima scalata di Paul McCreesh sulle altezze delle armonie di Biber
domenica 16 gennaio 2005
I monumenti della storia musicale sacra sembrano esercitare un fascino irresistibile su Paul McCreesh: è una sorta di attrazione magnetica quella che lo spinge a cimentarsi con le grandiose ricostruzioni delle composizioni di carattere religioso le cui radici affondano in secoli lontani, a partire dalle Messe natalizie di Palestrina e Praetorius o dai Requiem di Morales e Victoria, per arrivare alla Passione secondo Matteo e all'Oratorio di Pasqua di Bach o agli oratori händeliani Messiah e Saul, passando per le stupefacenti pagine policorali concepite dai maestri della seicentesca scuola veneziana. Una sfida continua, coronata da un crescente successo di pubblico e critica, che ha spronato il direttore inglese a ritornare alla figura di Heinrich Ignaz Franz von Biber (1644-1704), dopo la brillante lettura della Missa Salisburgensis a 54 voci. Le interpretazioni che McCreesh, a capo dalla fedele compagine dei Gabrieli Consort & Players, ha recentemente offerto della Messa in si bemolle maggiore per sei voci e basso continuo e del suggestivo Requiem in fa minore risultano semplicemente illuminanti nello svelare l'intima cifra che ha caratterizzato la parabola creativa di Biber (cd pubblicato da Archiv e distribuito da Universal Music Italia): uno stile compositivo che è difficile pensare disgiunto dalla città di Salisburgo - luogo in cui l'artista boemo ha ricoperto il ruolo di Kapellmeister (dal 1684 fino al giorno della sua morte) presso la corte del Principato-Vescovato - e dalla sontuosa architettura della sua Cattedrale, splendido e decorato scrigno che ha a lungo custodito i gioielli musicali di Biber. Gli stalli, le tribune e le cantorie sopraelevate, disseminati tra gli ampi spazi del Duomo, hanno infatti rappresentato la fonte sonora originale di questi capolavori spirituali, la cui ricchezza armonica e melodica è ottenuta dal sapiente intreccio tra le sezioni polifoniche corali e l'imponente dispiegamento di forze strumentali; in un itinerario di forte potenza evocativa, profondamente intriso di senso del tragico e del sublime, qui contrappuntato dalle opere di Muffat, Schmelzer, Megerle e suggellato da due meravigliosi mottetti dovuti all'arte di Orlando di Lasso, Ave verum corpus e Media vita in morte sumus.
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