L'omaggio di Dufay alla Vergine con una preziosa collana di inni
domenica 14 agosto 2005
«Voglio e ordino che dopo la somministrazione dei sacramenti, quando darò segni di declinare verso l'agonia, e compatibilmente con l'ora, otto confratelli si dispongano intorno al mio letto e cantino a bassa voce l'inno Magno salutis gaudio' Finito il canto, i ragazzi del coro insieme al maestro e a due confratelli, anch'essi lì presenti, cantino il mio mottetto Ave Regina coelorum». Dietro alle precise indicazioni che, pochi giorni prima di morire, il compositore Guillaume Dufay (1400 ca. - 1474) ha incluso nel suo testamento, si nascondono i barlumi di una commovente serenità, intimamente cristiana; la dettagliata regia con cui l'artista ha disposto l'accompagnamento musicale degli ultimi istanti della sua esistenza terrena lascia trasparire una trepida e fiduciosa attesa nei confronti della vita celeste. Nel cd intitolato Flos Florum (pubblicato da Zig Zag e distribuito da Jupiter), il gruppo vocale Musica Nova ha foggiato un diadema di perle musicali che ripercorre l'incessante devozione di Dufay verso la figura della Madonna, rimasta «termine fisso d'eterno consiglio» lungo tutto l'arco della sua carriera. Si tratta di una selezione significativa di inni, antifone e mottetti, che racchiude alcuni capolavori assoluti come Imperatrix angelorum, Ave maris stella o Gaude Virgo; brani in cui le melodie fluiscono leggere all'interno di soavi intrecci armonici e di una varietà sconfinata di formule ritmiche. Vere e proprie architetture sonore, luminose e intricate nei disegni polifonici, solenni e maestose nella loro mistica poesia, concepite in piena continuità con i canoni estetici di quella scuola fiamminga alla cui nascita e affermazione il compositore «oltremontano» ha contribuito in modo determinante. Maestro di cappella conteso da principi e sovrani, chiamato a immortalare con la sua musica i più importanti avvenimenti politici, sociali e culturali della sua epoca, Dufay ha però sempre inseguito il desiderio di tradurre sul pentagramma la propria inestinguibile sete di infinito. Come testimonia il mottetto Ave Regina coelorum, omaggio estremo da portare ai piedi della Vergine: saluto, preghiera e canto che si impone come l'atto di definitiva consacrazione di fronte all'unica, vera Regina. Quella dei cieli.
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