L'allarme della Coldiretti per la produzione di zucchero italiano
domenica 14 ottobre 2018
Zucchero italiano in pericolo. L'allarme non è di oggi, ma certamente oggi si fa più fa forte. Il fatto è che dopo mesi di appelli nulla di serio, dicono i produttori, pare sia ancora stato fatto. Intanto la produzione nazionale di zucchero è ormai ridotta al lumicino, mentre le importazioni tracimano il consentito.
L'ultimi appello in ordine di tempo è arrivato dalla Coldiretti che in una nota ha spiegato come, senza interventi urgenti, sia «a rischio la sopravvivenza della produzione di zucchero italiano». Tant'è che il nostro Paese si appresta a chiedere all'Ue la dichiarazione di "stato di crisi" nel settore. La domanda dovrebbe essere avanzata domani, in occasione del Consiglio agricoltura che si svolgerà a Lussemburgo.
Il succo della questione è semplice e drammatico. Da una parte il consumo nazionale è arrivato a oltre 1,7milioni di tonnellate; dall'altra la produzione interna è bloccata su 300mila tonnellate. Il divario è evidente e deriva, fra l'altro, anche dalla chiusura negli ultimi anni di 16 zuccherifici su 19. Un fatto che, viene spiegato dai coltivatori diretti in una nota, significa l'azzeramento dell'84% del potenziale industriale nazionale. Entro questo la situazione potrebbe aggravarsi, visto che è prevista la chiusura di un altro impianto. E non solo, perché «il drastico calo del prezzo dello zucchero – dice ancora Coldiretti –, sta generando un forte impatto negativo che mette a rischio anche la produzione tricolore rimasta, in una situazione di sostanziale colonizzazione straniera».
Da qui le ragioni non solo della richiesta dello stato di crisi, ma anche e soprattutto di forti «misure di politica comunitaria» oltre che della «creazione di contratti di filiera con i grandi utilizzatori dello zucchero basati su una maggiore equità e sostenibilità sociale», spiega l'organizzazione agricola.
È necessario fare presto e bene. Quello dello zucchero è un settore importante, che sta vivendo la stessa storia del latte: prime le quote di produzione e poi il mercato libero. Con tutte le conseguenze del caso. Una forte riduzione delle imprese e l'arrivo di ingenti quantità di prodotto dall'estero. Così, se dieci anni fa circa il settore della trasformazione dava lavoro direttamente a circa 7mila persone e significava oltre 230mila ettari coltivati; oggi la trasformazione occupa qualche centinaio di addetti e coinvolge poco più di 30mila ettari. Senza parlare del destino di grandi nomi del settore, come Eridania ormai non più italiana da tempo. Per questo una delle poche realtà ancora in vita – Coprob –, qualche mese fa ha lanciato l'idea di un "patto per lo zucchero". L'ultimo fortino prima delle disfatta totale. Che speriamo non debba avvenire mai.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: