L’alimentare italiano resta a galla con l’export
domenica 18 dicembre 2022
L’agroalimentare italiano sbanca i mercati internazionali. Successo importante, che, tuttavia, non deve far dimenticare le difficoltà duplici sul fronte della produzione e su quello dei consumi interni. Per capire basta poco. Da un lato, le vendite all’estero di prodotti alimentari nazionali stanno correndo verso il traguardo dei 60 miliardi di euro, pochi anni fa arrivavano a stento a quota 40 miliardi. Dall’altro, però, il mercato interno si ritrova a fare i conti con un’inflazione importante, che taglia il carrello della spesa. Senza dire dei notevoli problemi produttivi che continuano ad assillare i produttori agricoli. A mettere in fila numeri e previsioni, ci ha pensato Coldiretti. Vendite all’estero, dunque, che raggiungono traguardi ragguardevoli. Sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi ai primi dieci mesi del 2022, i coltivatori sottolineano un balzo del +17,8% per l’alimentare nonostante la guerra tra Russia e Ucraina e le conseguenti tensioni internazionali. Proprio le fibrillazioni sui mercati hanno provocato un aumento dell’inflazione che, in Italia, sta creando poi grandi difficoltà sui consumi. Ancora i coltivatori spiegano: «Con il caro prezzi 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita». Atteggiamento prudente, quindi, quello delle famiglie (anche in vista delle feste), determinato da un dato che dice tutto: in novembre l’indice dei prezzi dei prodotti alimentari è cresciuto del 13,2% (con le verdure in aumento del 14,8% e la frutta del 6,9%). Se questa è la situazione sui mercati, le imprese agricole devono destreggiarsi anche con i costi di produzione in aumento a causa di quelli delle materie prime ma anche con le bizze del clima. Condizione, quest’ultima, che non è certo cambiata con le ultime piogge. Con l’Italia che, tra l’altro, continua ad essere capovolta dal punto di vista idrico. Stando alle rilevazioni dell’associazione dei consorzi irrigui e delle bonifiche (l’Anbi), mentre al Sud viene registrato un surplus idrico pari al 50% della media storica, al Nord il deficit idrico arriva in alcune aree anche al 60%. E le prospettive? Coldiretti continua a chiedere, con ragione, interventi sui ritardi strutturali dell’Italia ma anche un più intenso lavoro sugli strumenti dell’internazionalizzazione. Con tutte le declinazioni del caso. E senza abbassare la guardia. Fruitimprese, l’associazione che riunisce le aziende ortofrutticole e che rappresenta da sola un giro d’affari pari a due miliardi di fatturato all’export, si aspetta un 2023 «difficilissimo» e sottolinea come le aziende vadano «sostenute riconoscendo un’equa remunerazione dei prodotti». Mentre Confagricoltura nel corso dell’assemblea annuale ha chiesto una strategia globale per l’agricoltura italiana con alcuni capisaldi ineludibili come la sicurezza alimentare, produttività e tutela delle zone rurali, e un’attenzione particolare sulla necessità di rafforzare gli attuali scambi commerciali esteri e di crearne di nuovi per continuare a garantire alle imprese materie prime e sviluppo. © riproduzione riservata
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