Jovanotti, pedalare è un “docutrip” bis
sabato 29 aprile 2023
Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti c’ha preso gusto. Del resto dopo il successo del precedente Non voglio cambiare pianeta, era impensabile non ci riprovasse e addirittura alzasse l’asticella, nel senso che il primo «docutrip» (definizione dell’autore perché contenente qualcosa di «psicadelico») proponeva in esclusiva su RaiPlay 16 puntate di 15 minuti a sintesi di un viaggio in bicicletta di 4 mila chilometri da Santiago del Cile a Buenos Aires (Argentina), mentre questa volta le puntate, come i tarocchi che le contraddistinguono, salgono a 22 (metà già disponibili sulla piattaforma on line della Rai, le altre dal 1° maggio) e riguardano l’avventuroso percorso su due ruote dall’Ecuador alla Colombia, dalle Ande all’Amazzonia, con la guida spirituale di Gabriel Garcìa Marquez e del suo romanzo Cent’anni di solitudine, autentico testo sacro per il cantante-ciclista-ambientalista che in onore dello scrittore colombiano titola Aracataca (dal nome della città natale di Marquez) il suo Non voglio cambiare pianeta 2. E come nel primo anche qui scorrono immagini, pensieri ed emozioni, nel segno della libertà, della spontaneità, dello sguardo aperto e ingenuo, del gioco e della consapevolezza. Tra una pedalata e l’altra Jovanotti ci propone anche pillole di «Storia e geografia», che saranno pure un po’ approssimative, ma ci stanno bene. Mentre le immagini grezze realizzate in proprio con una action camera e un cellulare, poi saggiamente montate da Michele Lugaresi, sono accompagnate da una colonna sonora originale scritta, suonata e cantata ovviamente da Jovanotti. «Il mondo è un posto pazzo: bello, ma pazzo», commenta il poliedrico artista. E noi ci divertiamo a conoscerlo seguendo la sana follia di un ragazzo di 56 anni che filma e pedala considerando l’andare in bici una forma di meditazione oltre che di conoscenza. © riproduzione riservata
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