Italia 1 scongela “pupe e secchioni”
giovedì 9 gennaio 2020
In tv più che altrove sembra valere la legge della conservazione per cui nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. È così che un programma non certo esaltante, nato nel 2006 da un format statunitense, messo in freezer nel 2010, può essere scongelato dieci anni dopo e rifatto come il lesso con le cipolle. Un tempo si chiamava La pupa e il secchione, ora (da martedì sera su Italia 1) si è aggiunto un viceversa, quindi per par condicio ci sono anche i pupi e le secchione. Il meccanismo attuale, rimodulato sul successo anche social di programmi come Temptation island, è presto detto: in una villa con parco e piscina vengono ospitate sei avvenenti ragazze poco interessate alla cultura e all'attualità; con loro altrettanti ragazzi fisicamente scarsi, non avvezzi alla mondanità, ma bravi nello studio. Al primo incontro si formano più o meno casualmente sei coppie destinate a convivere, ma soprattutto a fare il possibile per superare svariate e amene prove per andare avanti nelle puntate evitando l'eliminazione. Alle sei coppie se ne affiancano due composte, come detto, al contrario. Di per sé l'idea, se presa come gioco, non è male. Sul piano teorico è anche un modo per fare incontrare due mondi opposti: da una parte chi ha fatto della bellezza fisica il proprio punto di forza; dall'altra chi si affida alle capacità intellettuali. Il problema sta nel fatto che il primo mondo, diciamo così, è molto più televisivo del secondo. Per cui i particolari anatomici delle ragazze prevalgono sul resto e poco importa poi se non riconoscono nella foto il presidente della Repubblica o non sanno quanto fa 7 x 8 dimostrando, come diceva qualcuno, un'ignoranza senza lacune. Fermo restando il dubbio se ci sono o ci fanno, ma questo vale anche per i ragazzi, che saranno sì sfigati, ma se hanno deciso di presentarsi al casting per un programma del genere sapevano a cosa andavano incontro. All'epoca si tentò di farlo passare per «esperimento sociale». Adesso il nuovo conduttore, Paolo Ruffini, da buon livornese, ci scherza su con la faccia seria definendolo addirittura «approfondimento antropologico». Ed è proprio la sua conduzione ironica e sorniona la cosa più convincente di questo rifacimento.
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