In Rete una storia e un libro per ricordarsi dell'Ave Maria
mercoledì 31 marzo 2021
È molto breve e molto esplicita la storia che Sofia Amoroso, «missionaria italiana in Italia», ha appena raccontato sul sito della Fraternità San Carlo ( bit.ly/3cwAOxz ), istituto femminile della famiglia fondata da monsignor Massimo Camisasca. Al centro c'è un'Ave Maria pregata insieme dalla religiosa e da un uomo. È entrato in chiesa mentre lei sta curando, sul sagrato, gli oleandri, e le chiede «un favore»: aiutarlo a ricordare le parole della preghiera mariana, imparate da papà e mamma e poi dimenticate. L'uomo, afflitto, ha appena perso il padre e se pregasse con quelle parole crede che sentirebbe un po' più vicini i genitori, che gliele avevano insegnate. «Ci inginocchiamo davanti alla statua della Madonna», riferisce l'autrice del post, «e comincio a pregare. Lui ripete lentamente ogni frase. Prima di salutarlo, gli regalo il testo stampato». Appena letta la storia, l'ho subito accostata a "Quando Marta sgrana", il libro appena uscito (ovviamente anche in ebook) per Tau Editrice a firma delle autrici del blog "Martha, Mary and me" ( bit.ly/3dnqp6q ). Anche il loro libro è un regalo: un «rosario meditato per le "Marta" che non vogliono perdere la parte migliore». Riflette bene la linea del blog (e dei corrispondenti profili Facebook e Instagram), dove quattro giovani «donne, o meglio femmine» cattoliche si rispecchiano nell'icona evangelica delle sorelle di Lazzaro, tra «cose di quaggiù», che conoscono benissimo e raccontano con scanzonata ironia, e «cose di lassù», in cui credono senza riserve. Così che le meditazioni che nel libro accompagnano i quattro misteri «sono un misto di film, libri, immagini, vita vera e dialoghi sgangherati e non troppo aulici» con la Madre di Dio. Mi pare che la missionaria che prega con l'uomo ritrovatosi orfano e le quattro blogger che pregano con le loro (e i loro) follower si assomiglino: l'una e le altre sono donne, sono in missione e, con modi e da luoghi diversi, ci consegnano una preghiera perché non la dimentichiamo.
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