Il vino italiano brinda all'export
sabato 9 aprile 2011
Passione e denaro. Difficile dire cosa prevalga nel mondo del vino, ma certo l'immagine d'eccellenza di uno dei prodotti di punta dell'agroalimentare, la tradizione che continua, il fascino delle grandi etichette si traducono pur sempre in un giro d'affari miliardario con molte contraddizioni e problemi, ma anche con indubbie risorse da spendere sui mercati mondiali. Di tutto ciò se ne parla in questi giorni a Verona, al Vinitaly 2011: una sorta di gran botte di rossi, bianchi e rosati, spumanti e champagne che si danno battaglia usando tutti i mezzi (leciti) possibili.
Proprio alcuni dati che arrivano dalla manifestazione, danno il senso preciso di questo comparto. Nel 2010 c'è stato un ridimensionamento della produzione (che dovrebbe essere arrivata attorno ai 260 milioni di ettolitri) e di terreni coltivati (la cui superficie in due anni si sarebbe contratta di 160 milioni di ettari). I consumi, poi, continuano a fare i conti con la crisi globale, anche se gli scambi commerciali sembrano essere cresciuti del 4%, mentre languono in Italia. Il nostro Paese, però, continua a gareggiare con la Francia per la conquista del primo posto nella graduatoria mondiale dei produttori e, soprattutto, in fatto di etichette e di export. Proprio quest'ultimo, nel 2010, ha fatto segnare un +11,7% in valore (sfiorando i 3,9 miliardi di euro) e un +10,7% in volume. E non solo, perché l'Italia brilla con un +23% nelle esportazioni extra Ue. In cima alla lista delle vendite all'estero, secondo Fedagri-Confcooperative, ci sono poi le cantine cooperative le cui esportazioni sono aumentate del 18%.
Proprio oltre confine, fra l'altro guardano i maggiori nomi della vitivinicoltura nostrana ma anche chi il vino lo fa per tutti. «Il vino, al di là dell'emozione, è mercato mondiale», ha per esempio spiegato il neopresidente di Confagricoltura, Mario Guidi, sottolineando che il prodotto compete in un mercato mondiale da oltre 240 milioni di ettolitri. Con tutto quello che ne consegue in termini d strategie di mercato: da una parte i Paesi emergenti che puntano su standardizzazione, quantità e prezzi contenuti; dall'altra l'Italia e l'Europa, con le tradizioni e la qualità come armi vincenti. Tutto tenendo conto che, se si guarda al mercato interno, le preferenze dei consumatori, come ha spiegato una indagine di Coldiretti, vanno comunque alle etichette nazionali: il 47% non ha mai acquistato una bottiglia di vino straniero o lo ha fatto solo una volta nella vita.
Per questo, la battaglia che occorre vincere a tutti i costi è quella sui banchi di vendita, nazionali o esteri che siano. Partendo magari da un dato: secondo Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, è la grande distribuzione ad essere oggi il canale vincente con il 65,5% del valore delle vendite e il 57,9% dei volumi. La morale? Se le vendite di vino diminuiscono anche nei supermercati, allora è necessaria una maggiore collaborazione tra cantine e catene distributive per superare insieme l'ostacolo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: