Il rogo della cattedrale di Nantes e le semplificazioni sui social
venerdì 24 luglio 2020
Nel bel commento all'incendio della cattedrale di Nantes firmato qui su "Avvenire" domenica 19 luglio ( bit.ly/30E8Clk ), e nella versione extralarge pubblicata lo stesso giorno sul suo blog "Minima Cardiniana" ( bit.ly/3eNCoJq ), Franco Cardini dice ripetutamente di non sentire un particolare interesse verso il responsabile del rogo, ammesso che esso sia doloso, ma piuttosto che «c'interessa tornar a pregare sotto quelle altissime volte e là riscoprire noi stessi». Ancor meno ci dovrebbe interessare chi, essendo stato legittimamente oggetto di accertamenti da parte degli inquirenti francesi, è risultato non responsabile. Volontario, ruandese, rifugiato, trentanovenne, aveva le chiavi della cattedrale ed era incaricato, venerdì sera, della sua chiusura: queste le cose che sappiamo di lui. Invece Tonio Dell'Olio, nella rubrica "Mosaico dei giorni" ( bit.ly/2P2vgyx ) che tiene sul sito della quasi omonima rivista di Pax Christi, ci ha detto che sui social alcuni commentatori, data per certa la sua colpevolezza, l'hanno descritto come «un rifugiato ugandese con permesso di soggiorno in scadenza» e «un custode con altre credenze religiose». Per cui affidargli quelle chiavi, secondo costoro, è stata «pazzia pura». Mi pare che questi commenti corrispondano a quella serie di semplificazioni spesso operate dall'informazione di massa, secondo le quali gli immigrati africani sono «tutti» musulmani, i musulmani sono «tutti» fondamentalisti ovvero islamisti, e gli islamisti sono tutti terroristi. Ma la persona interrogata, osserva Dell'Olio, «era ruandese e non ugandese, di religione cattolica come il 95% degli abitanti di quella nazione», mentre «tutti i frequentatori della chiesa lo hanno descritto come persona gentile e rispettosa». E conclude: «L'ignoranza e la violenza, anche verbale, sono malattie da cui si può guarire, ma bisogna accettare diagnosi e terapie adeguate».
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