Il riscatto della fede in un Dio d'amore nella «Resurrezione» di Gustav Mahler
domenica 6 settembre 2009
Si rischia di perdere in continuazione l'orientamento durante l'ascolto della Sinfonia n. 2 Resurrezione per soli, coro e orchestra di Gustav Mahler (1860-1911). Di smarrirsi nel tentativo di seguire un percorso volutamente frammentario che si articola fra improvvisi cambi di prospettiva, marce implacabili, temi di danza e violente esplosioni sonore, visioni elegiache e atmosfere pastorali di un lirismo incadescente e trasognato; tra i frequenti richiami e le citazioni tematiche, i chiaroscuri di un affresco musicale denso e inquietante a cui il compositore ha affidato le sue più profonde riflessioni esistenziali.
Forse proprio per questo l'opera ha conosciuto una lunga gestazione (quasi sette anni, tra il 1888 e il 1894), durante la quale l'autore è ritornato più volte sulla stesura con sostanziali modifiche; la versione definitiva si struttura in cinque movimenti che presentano un forte legame simbolico tra il primo (Totenfeier, Rito funebre), il penultimo (Ulricht, Luce primordiale) e l'ultimo (Auferstehn, Resurrezione).
Ottanta minuti di una musica che richiede concentrazione assoluta e che rappresenta un duro banco di prova per qualunque interprete voglia addentrarsi nell'intimo significato della partitura. Su questa lunghezza d'onda si muovono le compagini della London Symphony Orchestra & Chorus dirette da Valery Gergiev (2 Super Audio Cd pubblicati da LSO Live e distribuiti da Sound and Music), grazie a un'esecuzione tecnicamente perfetta, ma soprattutto attraverso una lettura in grado di sostenere una chiara visione d'insieme che non perde mai di vista il filo rosso ideale dell'intera sinfonia: la convinzione che la fede in un Dio d'amore possa ultimamente riscattare il cammino di sofferenza dell'umanità. In un crescendo di impressionanti proporzioni che, passando per i riflessi "luminescenti" del quarto tempo («Son venuto da Dio e a Dio voglio ritornare! L'amato Dio mi darà una piccola luce che brillerà per me fino alla vita eternamente beata!»), esplode nel messaggio carico di speranza che suggella la finale ode alla Resurrezione di Klopstock, intonata da soprano, mezzosoprano e coro: «Risorgerai, sì, tu risorgerai cuore mio in un istante! Quello per cui hai combattuto, a Dio, a Dio ti porterà!».
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