Il gioco delle parafrasi inutili per divertirsi e insieme educarsi
venerdì 31 luglio 2020
Fabio Colagrande il Faceto è il gemello del giornalista serio e competente che ascoltiamo ogni giorno con frutto ai microfoni di Radio Vaticana-Vatican News. Nei giorni scorsi ha lanciato sul suo profilo Facebook, con l'hashtag #parafrasiinutili, un gioco che a molti amici e colleghi è risultato irresistibile: come dire una cosa qualsiasi (in specie: proverbi, modi di dire) impiegando più tempo e sembrando più intelligenti. Lo start è stato «Sopra la panca la capra...», tradotto in: «Quando viene posto su un'asse orizzontale, sostenuta da quattro piedi o da due montanti laterali, un mammifero bovide del genere capra...». Ha risposto Umberto Folena con «Il motivo ci è del tutto oscuro. Ma l'agricoltore diretto che alleva bovini od ovini è meglio che ignori...», per «Al contadino non far sapere...». E via parafrasando... Siamo in estate e proprio non riesco a sottrarmi al gioco, condividendo la sua valenza pedadogica: non usare troppe parole quando ne bastano poche, se ben scelte. Pertanto, fedele all'oggetto di questa rubrica, azzardo un paio di #parafrasiinutili in ambito ecclesiale. Di sapore «modernista»: allorché qualcuno si impegna con le proprie forze per raggiungere un certo traguardo e non rimane inerte ad attendere un qualche intervento soprannaturale che gli assicuri il successo, è proprio in quel momento che Dio lo sostiene con la sua forza e in tal modo contribuisce decisivamente al conseguimento di un risultato positivo. Ovvero: aiutati che il Ciel t'aiuta. Di gusto «tradizionalista»: l'ironia, la parodia, finanche la satira, se utilizzati con buon gusto e senza trascendere nella volgarità e nell'offesa personale, possono essere utili a interpretare gli eventi e i protagonisti della vita sociale contemporanea, ma devono trovare un limite ben preciso, se non invalicabile, ogniqualvolta si applicano ad aspetti e manifestazioni che riguardano la fede: in tal caso offendono il sentimento religioso delle persone, come fossero vere e proprie bestemmie. Ovvero: scherza coi fanti ma lascia stare i santi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: