Il calcio umano di Castori e la coscienza di Zeman
domenica 16 maggio 2021
Quando Serse Cosmi era l'allenatore emergente della Serie A, alla guida del Perugia di “Big” Luciano Gaucci, un giorno mi confidò: «Il tecnico più preparato in circolazione sai chi è? Fabrizio Castori... allena il Lanciano». Pensavo fosse una boutade cosmica, e invece quel giudizio aveva un gran fondo di verità. Quell'uomo ruspante con la faccia un po' così, dei marchigiani nati a San Severino Marche (classe 1954), allora allenava in C1, ma era arrivato in Terza serie partendo dalla terza categoria, e vincendo tutti i campionati. Nel 2004 era salito in B, con il Cesena, dopo uno spareggio da far west vinto contro il Lumezzane. Una partita in cui Castori finì in mezzo alla megarissa da saloon in cui ebbe la peggio il calciatore del club bresciano Pietro Strada. Già Strada, ex bandiera della Salernitana che ora, dopo 23 anni, il sanguigno Fabrizio ha riportato nella massima serie. Ennesimo capolavoro che va ad aggiungersi alla clamorosa Serie A conquistata con il suo piccolo grande Carpi (stagione 2014-2015). Castori è uno specialista in promozioni, un vincente, ma quando lo conobbi aveva gli occhi tristi del “condannato”. Per via di quella rissa, si era beccato tre anni di squalifica, poi ridotti a due. Il processo della giustizia sportiva e quello televisivo di Aldo Biscardi, lo avevano bollato come il “mostro del pallone”. Allora, con Gianni Mura gli siamo stati vicini. «Quando alla Camera c'è stata una rissa, un leghista ha aggredito un socialista, l'aggressore è stato sospeso per tre giorni...», scrisse Mura su Repubblica. Io andai a trovare Castori a Cesena nei giorni in cui si era dato ai “servizi sociali”: allenava la squadra della comunità di recupero di San Patrignano. «Per quattro anni ho seguito i ragazzi di Sanpa così come la “Life”, la squadra degli ex calciatori tumorati fondata da quello splendido esempio che è stato Flavio Falzetti». Flavio, amico in comune, è stato un piccolo eroe esemplare del calcio, un ragazzo che ha combattuto da cuore impavido contro il cancro ma si è dovuto arrendere a 40 anni: nel 2013 si è spento nella sua Norcia dove riposa nel piccolo cimitero di campagna. Dai prati verdi della Valnerina al campo dello stadio Mazza di Ferrara. I tifosi della Spal hanno indetto una petizione per portare Zdenek Zeman alla corte estense. Ipotesi molto suggestiva. Resta da vedere se la Spal ascolterà il cuore dei tifosi, e se il boemo a 74 anni appena compiuti, ma fermo da tre (ultima panchina a Pescara), ha voglia di rimettersi in gioco in un calcio che gli manca ma che non condivide più. Se Castori aborre il tiki-taka, Zeman boccia il sistema dominante: «Oggi tanti passano la palla all'indietro, manco fossimo nel rugby». Rispetto ai “titolati” Conte e Mourinho, Castori e Zeman non hanno vinto niente. Ma c'è da credere a Castori quando dice che oltre a Marco, suo figlio, (match analyst della Salernitana) «in ogni squadra che ho allenato ha stabilito un rapporto paterno con molti giocatori». Così come è nel giusto la coscienza di Zeman, quando ricorda a tutti i suoi ex presidenti: «Con me non avete mai perso soldi, anzi semmai li avete guadagnati, tanti». E anche questi, cari Conte e Mou, sono "titoli".
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