Il bando dei Testimoni di Geova svela il loro grado di popolarità
domenica 23 aprile 2017
Alcune fonti online specializzate nell'informazione religiosa hanno riportato la notizia del «bando» (chiusura delle sedi, confisca dei beni) sancito dalla Corte suprema russa nei confronti dei Testimoni di Geova. Ad esempio “AsiaNews”, che ha seguito passo passo l'intera vicenda ( tinyurl.com/lym2nus ). Tra le opinioni espresse è giustamente prevalsa, alla quasi-unanimità, la preoccupazione per una decisione che costituisce, come titola “Vatican Insider” intervistando il professor Massimo Introvigne ( tinyurl.com/k32klp4 ), «un gravissimo attentato alla libertà religiosa».
Ho allargato lo sguardo anche alle fonti non specializzate che hanno riportato la notizia, ma per soffermarmi non tanto sugli articoli quanto sui commenti degli utenti, con l'intento di saggiare in materia gli umori dell'opinione pubblica. Si tratta infatti di una questione comunque significativa, almeno per chi crede che un corretto rapporto tra le organizzazioni religiose e la cosa pubblica contribuisca a costruire il bene comune. Ma la rassegna si è trasformata anche in un piccolo “test di popolarità” digitale per questa organizzazione.
Cercando di fare la tara a coloro che hanno preso la parola in quanto interni ai Testimoni di Geova, ho potuto constatare una sostanziale divisione in due “partiti” di uguali dimensioni: quello di chi ha dichiarato la propria aperta approvazione per le misure adottate in Russia e quello di chi ha mostrato di condividere tutto l'allarme che tale provvedimento suscita. Ma va notato che spesso non solo il primo, ma anche il secondo approdo è stato raggiunto, partendo dalle comuni, pesanti riserve verso i Testimoni di Geova, o più banalmente dalla propria insofferenza. Un paio di citazioni a modo di esempio: «Era ora che qualcuno prendesse l'iniziativa contro queste persone moleste che specialmente la domenica vengono a disturbare a casa» (sito de “Il Messaggero”). «I Testimoni di Geova non mi sono mai piaciuti... Detto questo, ognuno ha il diritto di professare la propria fede!» (pagina Facebook di “Vatican Insider”).
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