Il 2015 delle notizie religiose: sul bilancio il peso del Daesh
mercoledì 30 dicembre 2015
Quando mi capita di parlare o scrivere di “giornalismo religioso”, chiarisco per prima cosa che considero una “notizia religiosa” qualsiasi articolo che contenga al proprio interno un riferimento religioso sufficientemente forte da emergere sino alla titolazione. E aggiungo che, individuate così le notizie religiose, le classifico poi per temi prevalenti. Uno dei quali è “la religione che divide”, cioè che “fa notizia” perché è presa a pretesto per nutrire un conflitto, spesso violento, spesso armato: in nome di un proprio dio e/o a motivo di un dio altrui. Non credo di sbagliarmi se dico che, insieme a quelle riguardanti “papa Francesco”, sono queste le notizie religiose che abbiamo incontrato più spesso: nella blogosfera ecclesiale (cattolica italiana), e a maggior ragione quanto più l'orizzonte mediatico al quale abbiamo rivolto lo sguardo si è fatto ampio.È il bilancio che, a proposito di “media e religioni”, traggo guardando indietro al 2015, che domani archivieremo. E non solo perché lo incorniciano, simbolicamente, i due attentati di Parigi (gennaio e novembre). Ma perché è questo l'anno in cui, a prescindere dagli attentati di Parigi, l'azione del Daesh in Medio Oriente si è imposta all'attenzione della più vasta opinione pubblica, anche grazie a un capace utilizzo dei media. E perché l'appartenenza religiosa ha condizionato l'altra grande questione pubblica dell'accoglienza dei migranti e dei profughi in Europa, sia in chi deve essere accolto, sia in chi deve accogliere, alimentando dal lato dello scontro politico interno ulteriori strumentalizzazioni “identitarie”. Non da ultimo, numerose memorie ecclesiali del 2015, tra le quali soprattutto la beatificazione di monsignor Romero, ci hanno ricordato che gli uomini si dividono in nome della religione fino ad alzare la mano l'uno sull'altro anche quando dicono di credere nello stesso unico Dio. Perché se a fare notizia è la religione che divide, non è a causa dei media o dei loro lettori, e tantomeno a causa della fede religiosa. È a causa di Caino.
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