I cristiani europei: una ricerca e i vari modi di raccontarla
mercoledì 6 giugno 2018
Il bello dei lavori dello statunitense Pew Research Center – i cui studi in tema di religione e vita pubblica sono assai popolari tra gli scrittori e i lettori italiani di attualità religiosa – è che, essendo ricchi di dati, si prestano a molteplici e successive letture. Particolarmente suggestivo è risultato il sondaggio pubblicato lo scorso 29 maggio, visto che si parla di casa nostra. «Essere cristiani in Europa occidentale», recita didascalicamente il titolo; ma già le prime righe promettono molto di più: «I cristiani europei sono in maggioranza non praticanti, ma si distinguono da quanti non si riconoscono in nessuna religione per la loro idea di Dio, per l'atteggiamento verso i musulmani e gli immigrati e per le loro opinioni sul ruolo della religione nella società».
Con molta tempestività e altrettanta ampiezza ne ha scritto su "Vatican Insider", il giorno stesso della sua uscita, Andrea Tornielli ( tinyurl.com/ybbosede ), col titolo: «L'Europa che si riconosce cristiana e approva aborto e matrimoni gay», e un esplicito riferimento nell'occhiello al referendum irlandese. È arrivata il 2 giugno una seconda lettura, quella di Samuele Cafasso su "Lettera 43" ( tinyurl.com/y7fp3aym ), con un titolo rivolto piuttosto all'attualità italiana: «L'Italia è il paese più religioso e razzista d'Europa». Il giorno dopo se ne è occupato "Settimananews" ( tinyurl.com/y8scso69 ), il quale ha tradotto, titolo compreso, la sintesi della ricerca elaborata dal Pew stesso. Last but not least, ecco il 4 giugno la lettura di Sandro Magister, che sul suo blog "Settimo Cielo" ( tinyurl.com/y9u5eqo7 ) ha puntato l'attenzione su un altro Paese ancora: «Addio Spagna "cattolica", in un'Europa sempre più secolare». Ma ci sarebbe ancora molto da scrivere, visto che lo studio si sviluppa per 200mila caratteri, numerose tabelle e altrettanti grafici. In particolare per gli analisti di qui: infatti l'Italia e gli italiani figurano ai primi posti se si vanno a contare – come ho provato a fare io – i Paesi più frequentemente citati.
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