Giovani "contadini" crescono: più occupazione e ricchezza per l'Italia
domenica 29 luglio 2018
L'agricoltura italiana dà lavoro e crea ricchezza. Al di là degli stereotipi di comodo e di maniera, delle immagini bucoliche, sempre di più e sempre meglio i campi e la stella d'Italia significano occupazione. Certo, occorre saper distinguere (ed eliminare alla radice tutte quelle pratiche che mortificano il lavoro stesso), ma il dato di fatto è certo.
A indicare numeri chiari ed evoluzione della situazione, ci ha pensato l'ultimo Rapporto sulla Competitività dell'agroalimentare italiano predisposto da Ismea e reso noto qualche giorno fa. A conti fatti, nel 2017, se il settore agroalimentare ha occupato 1 milione e 385mila persone (pari al 5,5% degli occupati in Italia a fine dello scorso anno), l'agricoltura ne ha assorbiti oltre 900mila, mentre l'industria alimentare ha originato circa 465mila posti di lavoro. È importante però guardare ancora dentro ai numeri e soprattutto alle tendenze di lungo periodo. L'agricoltura e l'industria, dice infatti Ismea, hanno tendenze contrapposte, la prima cede strutturalmente forza lavoro, un fenomeno che accumuna l'Italia al resto delle economie avanzate, la seconda ha visto invece aumentare nel decennio il numero degli occupati a differenza del resto dell'economia. Ma la base produttiva, la materia prima dalla quale proprio il lavoro può crescere, è sempre data dalla produzione agricola. E non solo. Sempre Ismea spiega infatti che guardando all'evoluzione del lavoro agricolo in Italia, questo sembra «tenere meglio che negli altri Paesi Ue». La riduzione del numero degli addetti negli ultimi 10 anni è di portata inferiore (-6,7% a fronte del -17,5% in media nella Ue) e si è interrotta a partire dal 2013, spuntando nell'ultimo quinquennio un recupero del 3%. Cosa è accaduto? Secondo l'Istituto ma anche secondo molti osservatori del settore, in Italia la "tenuta" del lavoro agricolo è dovuta alla spinta della componente giovanile. Una spinta talmente forte da essere «in marcata controtendenza rispetto alla dinamica negativa prevalente in Europa (-7,4%)». Se poi si tiene conto che nell'industria alimentare italiana l'occupazione è cresciuta nel decennio e oggi è a un livello superiore del 2% rispetto all'anno pre-crisi, il 2007, con un incremento più netto negli ultimi 5 anni, si capisce ancora di più il valore dell'agricoltura e dell'agroalimentare.
Ma c'è anche il rovescio della medaglia. Circa il costo del lavoro, l'Italia è al terzo posto dietro a Francia e Germania, ma ha una forte incidenza degli oneri sociali. Ciò che più pesa, tuttavia, è il divario tra le retribuzioni in agricoltura e quelle del complesso dei settori economici. In Italia il salario annuo per il lavoratore agricolo è di 7.930 euro rispetto ai 20.133 per la media di tutti i settori di attività economica.
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