“Gigioneggiare” porta alla forca Herzog “libero”, l'amico di Baresi
martedì 12 ottobre 2021
Consiglio al gentile lettore di fede milanista che mi vuole «licenziato» – reo di aver osato gigioneggiare sul “caso Donnarumma” – di leggersi il romanzo Donnarumma va all'assalto. Non lo ha scritto Mino Raiola, ma quel genio incompreso della narrativa del secondo '900 che è stato Ottiero Ottieri. Per il popolo degli stadi italiani, il portierone azzurro Donnarumma è il nuovo Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Alla Scala del calcio, San Siro, con la Spagna è stato il più fischiato di tutti i tempi dal loggione curvarolo, anzi forcaiolo. Allo Stadium di Torino, contro il Belgio, invece l'hanno accolto da fratello d'Italia, esule a Parigi, ma pronto a rimettersi a disposizione, magari alla corte juventina. Il genio del male, Raiola, è a lavoro da tempo per il passaggio lampo di Gigio da sotto la Torre Eiffel all'ombra della Mole bianconera. È il calcio del terzo millennio baby, e non possiamo farci niente. Perciò occhio, perché quando si “gigioneggia” o “donnarumoreggia”, si passa per moralista o peggio ancora da qualunquista. E se provi a sconfiggerli con la fantasia, beh allora i social-ultrà del pallone ti marchiano come «eretico», e come avverte il comico Enrico Bertolino, a quel punto «ti vengono a cercare sotto casa». Questi signori dei secondi (o terzi) anelli della Curva hanno smarrito da un pezzo valori come rispetto e dignità. La società civile ci mette del suo, pertanto anche «l'onore è una parola fuori moda, come virtù o castità». Parola del regista Werner Herzog. Il papà di Fitzcarraldo è refrattario ai social ma si fa intervistare via zoom da Gabriele Romagnoli per Robinson e dato che il filo conduttore del settimanale di “Repubblica” è la lettura, l'idolo, anzi l'«amico» che Herzog vorrebbe conoscere è niente meno che il “Kaiser Franz” della difesa milanista anni '80-'90. Sì proprio l'ultimo libero, di ruolo, Franco Baresi, perché dice il regista «leggeva il gioco meglio di chiunque. Ci scriviamo e ci incontreremo. Avverrà nella fattoria dove è nato in Lombardia». Herzog non sogna di incontrare gli illustri colleghi Paolo Sorrentino o Nanni Moretti, ma Baresi. Vedete, il bello del calcio è che nonostante tutte le violenze, gli scandali e i banditi che lo attanagliano non smette mai di stupirci. E il “calciolinguaggio” contagia un altro esponente del mondo di celluloide, Pupi Avati, alle prese con la sua ultima sfida, un film su Dante, confessa: «Con piacere sono rientrato a far parte del mondo dei dantisti, che in questo Paese sono più dei commissari tecnici». Ci sono più dantisti che Roberto Mancini in circolazione, e ce ne eravamo accorti dalla produzione smodata di saggi, libri e libercoli di ogni genere che hanno invaso gli scaffali in occasione dell'800° dalla morte del Divin Poeta. Così come ormai ci sono più arabi al timone dei club europei che carovane nel deserto. L'ultimo predone: il principe Mohammed bin Salman, neopatron del Newcastle. Se leggete attentamente fatti e misfatti che riguardano il rampollo reale, vi renderete conto che siamo quasi all'oltraggio del pubblico pudore. Ma anche questa parola, «pudore», è stata messa in fuori gioco da un pezzo, e non c'è Var che possa riportarla al centro del campo.
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