Giacobbo a Mediaset accende Focus
mercoledì 30 maggio 2018
Da una dozzina di giorni, al numero 35 del telecomando, sono iniziate le trasmissioni di Focus, nuovo canale gratuito di Mediaset in gran parte dedicato alla divulgazione. Si tratta, di fatto, della versione televisiva del magazine Focus per mettere a fuoco (è proprio il caso di dirlo) anche in tv temi legati a scienza, natura, ambiente, animali, tecnologia, storia e attualità attraverso un linguaggio (a detta dei responsabili) chiaro, diretto e avvincente. Ma la vera novità è l'arrivo di Roberto Giacobbo, che ha lasciato la Rai per Mediaset dopo ben 31 stagioni televisive. Lui stesso ha dichiarato che in Focus sarà responsabile dei contenuti e degli autori, in poche parole una sorta di direttore editoriale. Ma è ovvio che non si limiterà al lavoro dietro le quinte, vista la sua lunga esperienza come divulgatore anche se qualche volta un po' troppo oltre quei “confini della conoscenza” imposti dal sottotitolo di Voyager, il programma che per 15 anni ha condotto su Rai 2. Giacobbo, infatti, sta lavorando a un nuovo programma che debutterà in autunno in prima serata su Rete 4. Ma torniamo a Focus, che intanto è partito con materiale d'importazione tra cui alcuni documentari in prima visione dedicati allo spazio e tante repliche di quelli catastrofici con uragani e alluvioni, o film inchiesta come Il complotto di Chernobyl sui retroscena dell'incidente alla centrale russa nel 1986. Mentre lunedì in prima serata, tanto per fare altri esempi, abbiamo visto un Tra cielo e terra dedicato a Galileo Galilei e alla nascita dell'astronomia moderna. Ieri è stata invece la volta di The story of God, il viaggio dell'attore americano Morgan Freeman attraverso i luoghi simbolo delle religioni, già visto un anno fa su National Geographic, così come The State, che su Focus va in onda stasera alle 22,00 per la prima volta in chiaro. The State, serial inglese, è un punto di forza di queste prime settimane del nuovo canale Mediaset perché prova a raccontare dall'interno il fenomeno dei foreign fighters, ovvero dei combattenti stranieri arruolati dall'Isis. Scritta e diretta da Peter Kosminsky, la miniserie in quattro episodi tenta di capire cosa possa spingere ragazzi occidentali a sposare la causa del Califfato. Giovani nati e cresciuti nella democrazia, liberi, ma che decidono di votarsi alla violenza e alla morte.
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