Film e serie tv su misura con l’AI: sogno o incubo?
venerdì 14 aprile 2023
«A Hollywood nessuno sa niente». Quando lo scrittore e sceneggiatore, due volte premio Oscar (con Butch Cassidy e Tutti gli uomini del Presidente), William Goldman, raccontò nel 1983 l’industria del cinema da dentro, svelò a chi la considerava quasi magica una brutale verità: nessuno, nemmeno nell’industria più importante del cinema mondiale, era in grado di prevedere se un film sarebbe stato un successo. Chi sembrava riuscirci spesso aveva solo più soldi, più fortuna e più intuito dei concorrenti. Allora i social non esistevano e Internet era ancora agli inizi. Nel giro di breve tempo e grazie anche all’avvento del digitale, ci siamo convinti che più dati i produttori di contenuti e di merci avessero raccolto sul comportamento e sui gusti del pubblico e più avrebbero creato prodotti di sicuro successo. Lo spazio non ci permette di andare in profondità, ma due cose abbiamo capito nel frattempo. La prima è che anche Netflix, che conosce più di tutti i gusti di chi ama film, cartoni e serie tv, spesso sbaglia. La seconda è che la mole di dati nelle mani di chi gestisce in particolare l’industria dell’intrattenimento invece che dare nuova vita alla creatività la sta appiattendo, generando sempre più contenuti fotocopia. Non è un caso che oggi quasi un film hollywoodiano su cinque sia un sequel (cioè il nuovo capitolo di una storia già conosciuta). E che ogni dove spuntino film o serie tv con protagonisti eroi di fumetti. Il discorso vale in larga parte anche per l’industria musicale, ma ci limitiamo a quella dei prodotti video. Ormai ne consumiamo in continuazione. Spesso in maratone notturne dove vediamo cinque, sei o più episodi di fila di una serie. Che magari poi diventa anche un film. O ci perdiamo in film che in caso di successo danno poi vita ad una serie tv di più stagioni. Tutto sembra ripetersi.
Tutto si basa su schemi ben rodati. Certo, ogni tanto spunta una sorpresa, ma appena esplode arrivano fotocopie, sequel, rifacimenti. Perché una delle cose che dicono di noi quella montagna di dati che le piattaforme raccolgono è che l’utente medio vorrebbe replicata all’infinito la storia che ha amato. Al momento esistono però dei limiti. Uno dei quali è temporale. Anche volendo ci vuole tempo per scrivere, girare e produrre un nuovo film o una nuova stagione di una serie tv. Troppo tempo per molti fan. All’orizzonte c’è già chi vede una rivoluzione. Quella dei “contenuti infiniti” generati dall’intelligenza artificiale. Al momento è ancora presto per avere risultati efficaci. Ma tenuto conto della velocità di apprendimento delle macchine, non passerà molto da quando sarà possibile far produrre all’intelligenza artificiale una nuova storia (un nuovo film, una nuova serie tv, un nuovo romanzo o una nuova canzone) sulla base dei contenuti già esistenti. Come ha scritto The Generalist «stiamo parlando di un cambiamento nel modo in cui i media verrebbero prodotti e consumati». Con una possibile ulteriore variante rivoluzionaria. Far produrre alle macchine prodotti “su misura”.
Pensate a cosa accadrebbe se i film e i libri (o le canzoni) invece che essere pensati e realizzati dagli autori, secondo i loro gusti, il loro intuito e la loro sensibilità, potessimo farceli produrre nel giro di poche ore da una macchina a nostro gusto e piacimento. Cambiandone ambientazione, trama e magari persino il carattere dei personaggi o soltanto dando qualche piccola indicazione alla macchina. Forse all’inizio alcuni sarebbero felici. Forse nascerebbe la nuova figura del (ri)creatore di film e libri come oggi esistono già deejay e produttori che fanno i remix delle canzoni, ma temo che quel giorno non sarà un giorno così felice. © riproduzione riservata
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