Enciclica e opinione pubblica: si continua a parlarne molto e bene
domenica 5 luglio 2015
Avevo già notato, nei miei ultimi monitoraggi, che l'analisi della Laudato si' sta resistendo, nell'interesse di chi scrive e di chi legge la Rete dell'informazione ecclesiale, ben al di là dell'attrazione che un documento magisteriale suscita abitualmente. Anche mettendo nel conto il fatto che è un'enciclica – il più alto tra i generi letterari pontifici – originale e attesa, tanto per l'argomento quanto per la popolarità di colui che l'ha scritta.Ora, ho voluto verificare questa sensazione e ho chiesto all'amico robot di recuperarmi, sugli ottanta siti e blog italiani d'informazione religiosa in cui lo costringo a fare surf, "tutti" gli articoli che, dalle 12 del 18 giugno alle 12 del 4 luglio, hanno contenuto la parola "Laudato". Il numero assoluto, che è 455, da solo non dice nulla, mentre dice abbastanza la distribuzione quotidiana: per i primi due giorni siamo a 92, nei successivi 4 si scende a 30, ma dal 24 giugno in poi la media si stabilizza oltre i 15 articoli e/o post al giorno. Pur al netto di doppie e triple presenze e di citazioni marginali (chi, presentando l'imminente viaggio del Papa in America Latina, riesce a non accostarlo all'enciclica?), è un bel risultato. Per non dire del merito del "dibattito globale" aperto, di cui il 30 giugno Francesco Peloso ha scritto su "Internazionale" (tinyurl.com/q6bclyk).Al tempo della Populorum progressio e dell'Humanae vitae il giornalaio mi interessava solo per le figurine Panini, ma dalla Sollicitudo rei socialis in qua ero già in servizio permanente effettivo sull'informazione religiosa. Tuttavia ho la sensazione che, per trovare un impatto paragonabile, il riferimento sia la Pacem in terris di Giovanni XXIII. E proprio a motivo del parallelo che lo stesso papa Bergoglio suggerisce tra i due documenti, e dello stile ecclesiale che rivelano. Allora come oggi, davanti a una grande paura, la Chiesa ha saputo proporre una grande visione.
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