Crescita più ampia senza dazi: lo certifica l’intesa Ue-Canada
di Andrea Zaghi
Vendite oltre Europa cresciute con una percentuale a due cifre. In uno periodo a dir poco incerto e complesso come quello che stanno attraversando i mercati internazionali, fa pensare il fatto che, per alcuni di essi, negli ultimi anni le cose siano andate più che bene. È il caso delle vendite di prodotti agroalimentari tra Europa e Canada che, dopo l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio tra l’Ue e il Paese nordamericano nel settembre 2017, sono aumentate dell’80% contro una crescita media del 65%. Lo dice un rapporto della Commissione Europea appena reso noto che analizza gli effetti economici e sociali del contestato accordo Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’intesa che ha eliminato oltre l’80% delle barriere tariffarie esistenti tra Unione Europea e Canada. Il Ceta è una di quelle intese che a suo tempo hanno diviso le opinioni, ma, a quanto pare, i numeri indicano chiaramente gli effetti, stando almeno a quanto pensa la Commissione Europea. Ne avrebbero beneficiato, infatti, anche le piccole imprese oltre che le grandi, mentre il prodotto interno lordo avrebbe avuto una crescita miliardaria con esportazioni di prodotti agricoli verso il Canada il cui valore è arrivato a sfiorare i tre miliardi di euro. Tra i comparti che sono cresciuti di più quello delle carni, le cui vendite sono quasi triplicate arrivando ad un +218%. Ma bene sono andate anche le esportazioni di formaggi (con invii pressoché raddoppiati); e ottimamente si sono comportati anche i prodotti ortofrutticoli (+63%). Senza dire delle vendite dei vini anch’esse cresciute (+34%).
Certo, tutto questo non tiene conto della bufera che, più forte delle precedenti, è scoppiata a seguito dell’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump. Tra dazi e contromisure ai dazi – anche se le relazioni tra Ue e Canada continuano a basarsi sul Ceta – tutto potrebbe cambiare rapidamente sull’onda degli effetti incrociati delle nuove politiche commerciali che si vanno delineando. E altri problemi arriveranno certamente dalle condizioni d’incertezza entro le quali i mercati e le imprese devono muoversi.
Rimane, tuttavia, l’indicazione di fondo: scambi più liberi, senza imposizioni di dazi ma nel rispetto delle regole severe dal punto di vista delle reciprocità relative alle tecniche di produzione, possono davvero fare la differenza. Anche per l’agricoltura e l’agroalimentare.
© riproduzione riservata
Certo, tutto questo non tiene conto della bufera che, più forte delle precedenti, è scoppiata a seguito dell’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump. Tra dazi e contromisure ai dazi – anche se le relazioni tra Ue e Canada continuano a basarsi sul Ceta – tutto potrebbe cambiare rapidamente sull’onda degli effetti incrociati delle nuove politiche commerciali che si vanno delineando. E altri problemi arriveranno certamente dalle condizioni d’incertezza entro le quali i mercati e le imprese devono muoversi.
Rimane, tuttavia, l’indicazione di fondo: scambi più liberi, senza imposizioni di dazi ma nel rispetto delle regole severe dal punto di vista delle reciprocità relative alle tecniche di produzione, possono davvero fare la differenza. Anche per l’agricoltura e l’agroalimentare.
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