Così cresce un mese dopo l'altro la Rete della preghiera del Papa
venerdì 8 febbraio 2019
«Click To Pray» è la app che da qualche mese ha implementato (come direbbero gli informatici) la nuova vita voluta da papa Francesco per l'Apostolato della preghiera, ribattezzato Rete mondiale di preghiera del Papa.
Da ieri contiene l'intenzione universale per il mese di febbraio, proposta da Francesco con l'ormai consueto video professionale ( tinyurl.com/y9lecb2s ): «Preghiamo per l'accoglienza generosa delle vittime della tratta delle persone, della prostituzione forzata e della violenza». Una clip particolarmente sobria rispetto ai precedenti: due sole immagini, di bambini che lavorano in una specie di pietraia e di profughi ammassati su un barcone, si alternano con quella del Papa che parla dal suo studio, prima "anticate" e poi al naturale, con l'obiettivo di sostenere la sua insistita affermazione che «la schiavitù non è qualcosa d'altri tempi», ma «oggi esiste tanto o forse più di prima». Il 20 gennaio, poco prima di partire per la Gmg di Panama, Francesco, durante l'Angelus, aveva aperto «Click To Pray» digitando qualcosa su un tablet che stava tra le mani di padre Fornos: era la "sponsorizzazione" della app, come all'epoca ha raccontato sul sito di "Avvenire" ( tinyurl.com/yaplgqwv ) Riccardo Maccioni, insieme alla comunicazione che su di essa prendeva vita anche una sua pagina ufficiale, dove il Papa, alla pari degli altri utenti, avrebbe inserito le proprie orazioni e così facendo le avrebbe condivise (perché, in sostanza, ciò che sui social network più diffusi si fa con testi e immagini qui si fa con le preghiere). Dunque: c'è un'intenzione papale per tutto il mese, programmata da tempo e promossa attraverso tutti i canali, e ci sono preghiere papali suggerite dalla stretta attualità. Ne ha postate 4, finora: per la Gmg di Panama, per le Filippine dopo il recente attentato, per il suo viaggio negli Emirati Arabi Uniti e per la popolazione dello Yemen, a favore della quale martedì ha raccomandato: «Preghiamo forte».
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